Cronache

Orchi al Forteto, condanne confermate in appello

Violenze sessuali e maltrattamenti alla comunità del Mugello, 15 anni al "profeta" Fiesoli

Da un video de "Le Iene"
Da un video de "Le Iene"

Confermate in appello a Firenze le condanne di primo grado per i responsabili del Forteto, dopo una camera di consiglio durata 33 ore. Il «profeta» Rodolfo Fiesoli, fondatore della comunità sul Mugello imputato di violenza sessuale, maltrattamenti e violenza di gruppo nei confronti dei numerosi ospiti della struttura di «accoglienza» per minori in difficoltà, è stato condannato a 15 anni e 10 mesi di reclusione: pena ridotta rispetto ai 17 anni e mezzo inflitti in primo grado perché per alcuni episodi è intervenuta la prescrizione.

Condanna confermata con pena ridotta (da 8 a 6 anni) anche per Luigi Goffredi, ideologo della comunità e braccio destro di Fiesoli. Pene ridotte anche per altri imputati legati alla comunità e alla coop agricola che porta lo stesso nome dove lavoravano alcuni dei minori abusati. Confermata anche la condanna in solido della società, aderente a Legacoop, a pagare i risarcimenti alle vittime. Sei condannati in primo grado sono stati assolti.

La prescrizione non ha alterato l'impianto accusatorio (sostenuto dal sostituto procuratore generale Adolfo Sgambaro e dalla pm Ornella Galeotti) che aveva portato alle pesanti condanne di primo grado, basate su numerose testimonianze di minori tolti a famiglie problematiche e affidati a una comunità che, invece di rieducarli, li aveva sottoposti a umiliazioni, abusi e violenze fisiche e morali. «Giustizia più vicina - ha detto Stefano Mugnai, coordinatore di Forza Italia in Toscana - ma mancano le scuse di istituzioni, politici, professionisti che hanno reso possibile questa tragedia lunga trent'anni». Le prime denunce e le prime condanne risalgono agli anni Ottanta.

Nella sentenza d'appello, pronunciata giovedì in tarda serata, non vi è traccia delle schermaglie che caratterizzarono il giudizio di primo grado, quando la difesa degli orchi chiese la ricusazione del presidente della corte, Marco Bouchard. Il dibattimento si interruppe per qualche mese, rischiando la prescrizione, con polemiche che coinvolsero il giudice Maria Cannizzaro, consigliere relatore ed ex giudice del tribunale dei minori.

In realtà, la dottoressa Cannizzaro non aveva mai inserito minori al Forteto né aveva avuto relazioni di alcun genere con la comunità e i suoi capi; perciò le polemiche sul suo operato erano prive di fondamento.

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