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Padoan "blinda" l'ad Consip Marroni. L'imprenditore Romeo resta in cella

Palermo apre un fascicolo sulla gara per le pulizie dell'aeroporto

Padoan "blinda" l'ad Consip Marroni. L'imprenditore Romeo resta in cella

Roma - Nonostante tutto, le gare sospette e le intercettazioni che danno della Consip un'immagine ben diversa da quella della cassaforte degli appalti della pubblica amministrazione, il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, da cui la Consip dipende, «blinda» l'amministratore delegato della società, Luigi Marroni: «Non si trova nella condizione per la quale lo statuto della società contempla o prescrive la decadenza», dice nel corso del question time alla Camera, respingendo al mittente le osservazioni sulla sua nomina poste da Sinistra italiana e Forza Italia.

Marroni non è indagato. Finora è stato sentito dai pm di Napoli come persone informata sui fatti e ha parlato delle pressioni che avrebbe subito da alcuni personaggi, alcuni ricollegabili al Giglio Magico, interessati agli appalti Consip, in particolare a quello da 2,7 miliardi di Facility Management per i servizi pubblici per il quale è stato arrestato l'imprenditore napoletano Alfredo Romeo, accusato di aver corrotto il dirigente Consip Marco Gasparri per ottenere delle «dritte» sulle gare. L'episodio da cui parte tutto e intorno al quale, poi, si sono addensate molte ombre, in un intreccio di affari e politica, su cui la Procura di Roma sta cercando di fare luce. Un'attività, quella dei magistrati, che potrebbe andare ben oltre il singolo caso Romeo, visto che dalle carte è emerso che l'imprenditore non era l'unico a nutrire appetiti per la torta Consip e che lui in particolare temeva la concorrenza sleale delle coop rosse. E se Marroni davanti ai pm ha negato di aver mai avuto pressioni per favorire le cooperative nell'aggiudicazione degli appalti, da alcune intercettazioni pubblicate da il Fatto emergerebbe il contrario. In particolare le informative dei carabinieri del Noe, al quale è stata tolta la delega a causa delle ripetute fughe di notizie, raccontano di una conversazione a novembre con il presidente Consip Luigi Ferrara sulle cooperative che erano state sanzionate dall'Autorità garante del mercato per aver fatto cartello in una gara per le scuole, in cui Marroni avverte che c'era stata un'evoluzione nella situazione: «M'ha chiamato Palazzo Chigi», avverte, senza però specificare altro.

L'eco dell'inchiesta Consip è arrivata fino a Palermo, dove la lettura dei giornali con le notizie sull'appalto per i servizi di pulizia dell'aeroporto Falcone Borsellino ha convinto la Procura ad aprire un fascicolo. I pm siciliani hanno chiesto ai colleghi di Roma e Napoli gli atti perché era stata proprio una delle aziende del gruppo dell'imprenditore napoletano, la Romeo Gestioni, ad aggiudicarsi la gara da nove milioni bandita dalla Gesap, la società che si occupa dei servizi aeroportuali dello scalo. Dalle intercettazioni erano emersi tentativi di avvicinare i dirigenti dell'azienda, ma proprio i vertici della Gesap, dopo aver visto ciò che emergeva a livello nazionale su Romeo, avevano bloccato la firma del contratto. La Procura della capitale, intanto, ha dato parere negativo all'istanza con la quale gli avvocati di Romeo hanno chiesto la scarcerazione dell'imprenditore, vittima a dir loro di una contesa politica. L'ultima parola spetta al gip Gaspare Sturzo, che ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare e di fronte al quale lunedì Romeo si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il gip dovrebbe decidere tra oggi e domani.

Intanto sulla vicenda è intervenuto il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini: «La fuga di notizie sull'indagine Consip rischia di minare la credibilità degli organi inquirenti».

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