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Padoan si piega a Bruxelles e strappa l'ok alla manovra

Il ministro accetta i diktat su deficit e privatizzazioni In cambio ottiene il rinvio della stangata sul mattone

Padoan si piega a Bruxelles e strappa l'ok alla manovra

Roma La Commissione europea ha sostanzialmente approvato la manovra correttiva da 3,4 miliardi di euro che sarà varata martedì da l Consiglio dei ministri. È quanto ha annunciato il vicepresidente dell'esecutivo Ue, Valdis Dombrovskis, al termine di un incontro con il ministro dell'Economia Padoan, a margine del vertice della Valletta. «Lascio alle autorità italiane annunciare le misure, ma posso dire che sono in linea con quello che ha raccomandato la Commissione», ha dichiarato Dombrovskis.

Dal vicepresidente lettone solo un accenno ai contenuti della manovrina: lo split payment dell'Iva, «ha già migliorato la raccolta dell'Iva e quindi la Commissione l'ha esteso», anche se la proposta di Bruxelles «deve ancora essere approvata all'unanimità dal Consiglio». L'Europa ha detto sì alla procedura che prevede la trattenuta diretta dell'Iva e che toglie liquidità ai fornitori della pa, «costretti» a versare l'imposta contestualmente all'incasso delle fatture.

Se la norma sarà estesa a più ambiti - includendo anche le spa statali quotate -, il gettito potrebbe aumentare avvicinandosi a 2 miliardi (1,5-1,7 miliardi la stima attuale). Il resto sarebbe raccolto tramite una spending review leggera sui ministeri (dagli 800 milioni al miliardo con il taglio delle detrazioni rinviato al Def) e con un incremento delle accise sui tabacchi e del prelievo sulle slot (circa 500 milioni). D'altronde, la stessa conferma del Pil all'1% nel 2017 da parte del viceministro dell'Economia, Enrico Morando, ha ribadito che la soglia di 3,4 miliardi non è derogabile.

Il governo, però, è già proiettato sull'orizzonte 2018 che sarà contemplato nel Def e nell'annesso Programma nazionale di riforma. Padoan e Dombrovskis, secondo quanto trapelato alla Valletta, avrebbero concordato per l'Italia un aggiustamento di bilancio pari allo 0,6% del Pil per l'anno prossimo, al netto della flessibilità. Questo significa che il deficit/Pil strutturale dovrà scendere dal 1,8% stimato nel 2017 all'1,2% promesso l'anno scorso. Il governo, perciò, dovrà aprire una nuova trattativa per strappare ancora quattro decimi di prodotto di manovra per recuperare 6,8 miliardi per evitare un inasprimento fiscale e finanziare misure di spesa, fatto salvo che occorreranno sempre 20 miliardi per disinnescare le clausole di salvaguardia sull'Iva.

Il ministro dell'Economia ha guadagnato un po' di respiro promettendo a Bruxelles che si faranno quelle privatizzazioni che larga parte del Pd osteggia. Si faranno, ma all'italiana. «Può darsi - ha spiegato Morando a margine del Workshop Ambrosetti - che Cdp in qualche misura venga coinvolta nel processo, può darsi che accada subito o dopo». In buona sostanza, la Cassa depositi e prestiti acquisirebbe quote di società controllate dallo Stato (Fs in primo luogo) girando al Tesoro un bell'assegno, ma finanziandosi sul mercato con l'emissione di bond. Il controllo pubblico caro ai renziani sarebbe salvo e Bruxelles accontentata.

Morando ha anche precisato che non ci sarà nessuna riforma del catasto. «Possiamo rinnovare la delega ma, a mio avviso, andrà esercitata dopo le elezioni». In questo modo si potrebbe finanziare anche il reddito di inclusione con cui Renzi vuole bruciare la terra attorno ai grillini. Una manovra di contenimento, dunque, sperando che lo scenario non peggiori.

Altrimenti serviranno nuove tasse.

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