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Padoan soddisfatto: «Benzina per l'Italia» Il deficit calerà al 2,7%

Piercarlo Padoan è convinto: la scelta di Mario Draghi «darà più potere d'acquisto al cittadino italiano e più certezza del futuro». Secondo il ministro dell'Economia, «si può iniziare a spendere di più e le imprese ad investire di più, tenendo anche conto dell'importante contributo del taglio delle tasse e degli incentivi all'occupazione» introdotti.

Insomma, le decisioni della Bce - commenta sempre il ministro - «saranno un boost per la crescita». In quanto, «allontanano i rischi di deflazione e permetteranno una dinamica dei redditi nominali». Che cresceranno, però, in linea con l'atteso aumento dell'inflazione.

L'intervento della Bce, nella sostanza, oltre a cercare di far alzare i prezzi, consentirà allo Stato un risparmio della spesa per interessi; e, quindi, dei tassi d'interesse sui titoli pubblici di prossima emissione.

Ne consegue che - verosimilmente - il deficit del 2015 potrebbe scendere sotto il livello del 2,7% programmato dal governo. Ed in tal modo - applicando gli ultimi criteri di flessibilità europea - può salire la quota di spesa pubblica destinata agli investimenti: così come deciso recentemente dalla Commissione.

Ma come ricorda in continuazione il presidente dell'Eurotower (la Bce, da sola, non basta per risolvere la crisi), spetta al governo come gestire questi spazi di azione concessi dal Quantitative easing. Se realmente Padoan vuole aumentare il potere d'acquisto dei cittadini (non solo nominalmente) può estendere (e trasformare) il bonus degli 80 euro in una vera riforma fiscale.

A quel punto, il pil non aumenterebbe solo per qualche decimale d'inflazione connessa alla maggiore circolazione monetaria, ma crescerebbe in funzione dei consumi. Il presidente del Consiglio è convinto della necessità di un intervento di questo tipo. Il ministro dell'Economia un po' meno.

Resta un fatto, come ricorda Renato Brunetta. Pur apprezzando la mossa di Draghi, il capogruppo di Forza Italia alla Camera offre «una sola riflessione. Se lo stesso sforzo di acquisto massiccio di titoli fosse cominciato strategicamente e strutturalmente già nell'estate-autunno del 2011, la storia di questa crisi sarebbe stata diversa». Insomma - prosegue - «non ci sarebbero state le impennate dello spread; non ci sarebbe stato quell'eccesso di manovre “sangue, sudore e lacrime“ che dall'estate-autunno 2011 hanno causato l'avvitamento dell'economia italiana». All'epoca, Berlusconi chiedeva che la Bce diventasse «banca di ultima istanza».

Oggi lo è quasi diventata.

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