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Padre ammazza la figlia lanciandola dal ponte "Scusa". E poi si uccide

La 12enne deceduta dopo un volo di 40 metri Ieri morta anche la madre, caduta dal balcone

Padre ammazza la figlia lanciandola dal ponte "Scusa". E poi si uccide

Non giudichiamolo. La forza delle immagini dice molto. Ma non tutto. Sicuramente non la cosa principale. Perché l'ha fatto? La domanda resta a mezz'aria, esattamente come in bilico sull'abisso è rimasto a lungo Fausto Filippone, 49 anni, dirigente di una ditta di abbigliamento, che ieri ha lanciato da un ponte sulla A14 la figlia 12enne. Poi l'uomo ha scavalcato il parapetto dello stesso viadotto sulla A14 vicino Francavilla al Mare (Chieti) e ha cominciato a fissare il vuoto. Per lunghi minuti. Che sono diventati ore. Infine si è gettato anche lui. Schiantandosi a pochi metri dal cadavere della figlia. Riuniti dalla morte. Per sempre. Epilogo di una vicenda terrificante cominciata nel primo pomeriggio.

Atto primo: lui che, presumibilmente, butta giù la bimba (la scena non ha testimoni).

Atto secondo: da una parte i poliziotti che cercavano di convincere l'uomo a non suicidarsi; dall'altra parte, lui, che urla: «Mi uccido. Chiedo scusa per quello che ho fatto...».

Atto terzo: Filippone si stacca dalla rete e si lascia cadere nel precipizio.

Un volo di 40 metri che non può lasciare scampo a nessuno. Un dramma familiare che, già così, sarebbe senza fine. Ma che invece serba ulteriori sviluppi raccapriccianti.

Poche ore prima, infatti, la madre della 12 enne era precipitata, in circostanze ancora da chiarire, dal quarto piano dell'abitazione a Chieti dove la donna viveva con la figlia e il compagno. Una sciagura avvenuta in mattinata e avvolta da dubbi: incidente, suicidio, o addirittura qualcos'altro di indicibile? Intanto Filippone si allontana da casa, si mette in auto e porta con sé la figlia.

L'esistenza familiare, «apparentemente normale», è divenuta ormai una deriva dell'inferno. Impossibile decifrarla.

E allora non resta che interpretare gesti e parole consumati durante le fasi più angoscianti. Per ore l'uomo ha minacciato di gettarsi nel vuoto, non consentendo ai soccorritori di metterlo in salvo. Almeno lui, considerato che per la bambina si è capito subito che non c'era più nulla da fare. Il viadotto è un filo di cemento a 40 metri di altezza su una zona impervia da «foresta oscura». A rendere la scena più tetra, la sagoma di un uomo in camicia che ha scavalcato la rete di protezione. Si tiene aggrappato ad essa ed ha i piedi poggiati su un cordolo di pochi centimetri. Una distanza minima che lo separa dalla morte: quella stessa morte che attimi pochi attimi prima si è già presa la vita della figlia. Intanto il «mediatore» della polizia continua a trattare. Sul posto arriva anche la madre e la sorella di Filippone. Lo scongiurano: «Hai bisogno di aiuto...». Lui sembra convincersi. Ha gli occhi allucinati e la voce tremante: «Perché ho fatto una cosa tanto orribile?». Come risposta, solo il silenzio.

Allora, l'ultima richiesta: «Andate via tutti». Per morire da solo.

Trascinandosi in volo la sua dannazione.

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