Economia

Il Paese in stallo allerta i mercati. Tassi sui Btp ai massimi da 5 anni

I rendimenti sul decennale toccano il 3,36%. E gli operatori avvertono: «Interesse fiacco per i titoli». Tiene Piazza Affari

Il Paese in stallo allerta i mercati. Tassi sui Btp ai massimi da 5 anni

È la dura legge del Pil: basta un numeretto per riportarti con i piedi per terra e rendere certe previsioni più sgangherate di quelle del mago Otelma. Volare alto è bello, ma poi c'è il rischio di sfracellarsi al suolo se le ali non sono abbastanza robuste. E quelle dell'Italia, tornata a flirtare con la crescita da zero virgola come certificato dall'Istat, non lo sono. La stima governativa di un'espansione dell'1,5% l'anno prossimo dovrebbe essere così rimpiazzata con qualcosa di più cauto.

Serve, però, un bagno nella vasca dell'umiltà e tenere come bussola un concetto basico: per far passare il barometro economico da «stagnante» a «recessivo» ci vuole poco. Per esempio, anche qualche guaio importato. In giro per il mondo non mancano i focolai in grado di azzoppare il Pil globale: dalla guerra commerciale al petrolio; dalla battaglia a colpi di tassi combattuta tra la Federal Reserve e Donald Trump al rallentamento cinese; per non dire delle tensioni geo-eco-politiche che dal Medio-Oriente si allungano fino al Sud America. Occorre tenerne conto.

I mercati lo fanno, ma in questo momento a determinare e condizionare le loro scelte sono soprattutto i nodi del nostro Paese, mentre restano più sullo sfondo le criticità a livello internazionale. In questo modo, la notizia del rallentamento economico nel terzo trimestre è stata letta ieri solo in chiave negativa, e non invece come il caveat che potrebbe (dovrebbe) indurre l'esecutivo giallo-verde a ragionare in sottrazione rispetto a un impianto della legge di bilancio costruito sull'impalcatura instabile del maggior disavanzo. È una sorta di riflesso pavloviano, quello degli investitori, che ha ieri portato a risultati più volte visti negli ultimi mesi. Ovvero, l'incapacità della Borsa di esprimere per due giorni di fila un segno positivo, nonostante il -0,22% non sia di per sè nulla di particolarmente allarmante. Meno rassicurante è lo spread, tornato a salire a 312 punti dai 297 di lunedì scorso, per l'effetto depressivo che esercita sul mercato azionario e, in genere, sui titoli bancari, che ieri hanno però tenuto (-0,29% l'indice di categoria). Il vero banco di prova per il settore sarà comunque venerdì, quando verrà comunicato l'esito degli stress test relativo ad alcuni tra i più importanti istituti italiani.

Ma più che a Piazza Affari, il pessimismo innescato dai deludenti dati sul Pil si è colto nell'andamento delle aste del Tesoro, dove i rendimenti sono tornati sui massimi di cinque anni. Via XX Settembre ha collocato tutti i due miliardi di euro di Btp 5 anni ma il tasso ha toccato il 2,58%, in aumento rispetto al 2,03% dell'emissione precedente, mentre i 2,5 miliardi di euro di Btp 10 anni sono stati aggiudicati al 3,36% che si confrontano col 2,90% del mese scorso. Oltre ai rendimenti, c'è anche un altro dettaglio negativo: «Se si guarda alla domanda complessiva - dice un operatore - i livelli si sono mantenuti stabili rispetto all'asta precedente ma, depurando il dato dalla richiesta degli specialisti, l'interesse per i Btp è stato abbastanza fiacco». Non un buon segno. Detto questo, dopo le ultime aste il Tesoro va incontro a una fase abbastanza quieta sul versante delle emissioni. Il programma per il 2018 è ormai completo per il 92%, e con 20 miliardi di titoli a medio-lungo termine da piazzare tra novembre e dicembre e 32 miliardi di titoli in scadenza, il ministero può contare su emissioni nette negative da qui a fine anno per 12 miliardi, senza contare il residuo effetto del quantitative easing nei prossimi 2 mesi. Ma l'esame vero e proprio inizierà a partire da gennaio, soprattutto se l'attuale volatilità non sarà rientrata. Con il nuovo anno, l'Italia dovrà far fronte a un programma di finanziamento da 260 miliardi di euro sul medio-lungo termine (contro i 235 miliardi del 2018).

Il rischio è di dover assicurare interessi sempre più elevati e dall'incerta sostenibilità.

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