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La pagella segreta di Giggino: incapace, inadeguato e pericoloso

Altro che eroe, le schede di valutazione stroncano la carriera da magistrato di De Magistris. Il Pd vuole esiliarlo da Napoli e chiede il confino. L'ira del sindaco sospeso: "Che vergogna"

La pagella segreta di Giggino: incapace, inadeguato e pericoloso

La senatrice del Pd, Angelica Saggese, con quella faccia un po' così, ha chiesto il «confino» per Luigi de Magistris, reo di voler continuare a fare il sindaco in strada vista l'impossibilità (causa decadenza) di continuare a fare il sindaco in Comune. La Saggese, evidentemente incapace di dire cose sagge(se) , ha innescato con la sua richiesta un meccanismo tragicomico che ha consentito al capogruppo dell'Idv nel Consiglio comunale di Napoli, Antonio Luongo, di dire: «Luigi de Magistris come Antonio Gramsci». Poi, a rincarare la dose, è arrivato lo stesso Giggino: «Certa gente crede che viviamo in un regime, sono parole da fascismo. È una vergogna e penso che chi ha chiesto il mio confino debba vergognarsi».

Da parte sua, invece, de Magistris non si vergogna dei giudizi negativi espressi su di lui dai suoi capi ai tempi in cui era pm a Catanzaro. Roba risalente al 2008 e che da allora è risulta pubblicamente consultabile in rete su vari siti e blog. Ridargli una scorsa può essere utile. Soprattutto in riferimento agli stralci più significativi. «Il dato certo è che il dottor de Magistris è del tutto inadeguato, sul piano professionale e sul piano dell'equilibrio e sul piano dei diritti delle persone solo sospettate di reato, a svolgere le funzioni di pm...». A scrivere parole così tranchant non è uno dei tantissimi indagati da de Magistris (poi risultati innocenti), bensì uno dei suoi capi incaricati di redigere la «pagella» che periodicamente i vertici degli uffici giudiziari inviano al Csm. Nel caso della «scheda» di de Magistris il giudizio risulta così negativo da configurare una totale bocciatura. Un po' come se un allenatore di calcio considerasse un suo calciatore «incapace di correre, palleggiare e privo di qualsiasi visione di gioco» e, in conclusione, gli consigliasse di «appendere le scarpette al chiodo». Invece delle «scarpette», gli «allenatori» di de Magistris erano soliti sollecitarlo ad appendere al chiodo la toga. Giggino, al contrario, non sentendosi un brocco ma il Maradona della magistratura, rispondeva controdenunciando i «mister», rei di non comprendere il suo talento. Macché «talento», il ragazzo è una schiappa - ipotizzava sei anni fa lo «staff tecnico» del Consiglio Giudiziario del tribunale di Catanzaro; e allora giù con giudizi di inusitata durezza: «Le sue tesi accusatorie sono cadute spesso per errori evitabili ed evidenziati dall'organo giudicante… Sono emersi rilievi negativi per l'anomalia di molti provvedimenti adottati. I procedimenti di rilevante impatto sociale hanno trovato clamorose smentite… Nei provvedimenti si configurano violazioni manifeste di legge (addirittura diritti costituzionali) ovvero si radicano prassi senza alcun fondamento normativo, come in materia di intercettazioni... Le voci di capacità e preparazione presentano profili di evidente deficit, gravi vizi o lacune, tecniche di indagine discutibili, procedimenti fondati su ipotesi accusatorie che non hanno trovato conferma, attività carente dal punto di vista dell'approfondimento e della preparazione...». Insomma, i «ct» togati calabresi avrebbero nutrito nei confronti di de Magistris la stessa opinione che forse il ct Antonio Conte ha nei riguardi di Balotelli: un giovane scapestrato che è meglio tenere lontano dalla Nazionale. Ma «Giggino 'o flop», al pari di «Supermario 'o pazz», non è uno che si fa zittire: «Ho sempre fatto il mio dovere in piena coscienza. Prima che toccassi certi nervi scoperti, ero considerato un magistrato bravissimo». Peccato che a smentirlo ci sia una documentatissima rassegna stampa sui fallimenti «demagistrisiani » fin dal suo inizio carriera. Onestamente va però riconosciuto che qualche piccola soddisfazione l'ex pm se l'è tolta: ad esempio il famigerato «complotto» ai suoi danni da parte dei suoi capi calabresi ha avuto alcuni riscontri giudiziari nel corso dell'avvilente contesa che ha messo l'una contro l'altra le Procure di Catanzaro e Salerno. Tra gli oggetti della disputa: il presunto «scippo» di importanti filoni di inchiesta ai danni di de Magistris. Poi il trasferimento per incompatibilità ambientale disposto dal Csm. Ma ormai Giggino ha deciso di buttarsi in politica, cingendosi la fronte con la bandana arancione. Napoli accoglie a braccia aperte. Ma, come recita il detto, «vedi Napoli e poi muori».

Appunto.

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