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Palermo, firme false M5S: gli indagati salgono a tredici

Interrogati in procura la deputata Claudia Mannino e il marito Pietro Salvino. Entrambi non hanno risposto ai pm e si sono rifiutati di sottoporsi alla prova calligrafica. Intanto spunta un nuovo "pentito"

Claudia Mannino (M5S)
Claudia Mannino (M5S)

Ancora caos tra i Cinque Stelle a Palermo, per l'inchiesta sulle firme false alle elezioni comunali del 2012. L’inchiesta va avanti tra silenzi e confessioni, volte a squarciare il muro di omertà. È durato pochi minuti l’interrogatorio della deputata Claudia Mannino davanti al procuratore aggiunto Dino Petralia e al sostituto Claudia Ferrari. La deputata si è rifiutata di rilasciare il saggio grafico richiesto dai magistrati (serve ai magistrato per fare una comparazione grafica con le firme false depositate dal M5S nel 2012). Anche il marito della Mannino, Pietro Salvino, iscritto nel registro degli indagati, ha scelto di non rispondere ai pm. E indagata risulta pure un’altra deputata, Giulia Di Vita e un altro attivista pentastellato. Sabato scorso sono state sentite le attiviste Samantha Busalacchi, che si è avvalsa della facoltà di non rispondere, e Alice Pantaleone che ha respinto le accuse.

Il deputato all'Assemblea regionale siciliana Giorgio Ciaccio (M5S) nei giorni scorsi è stato interrogato in gran segreto dalla Procura di Palermo. Durante l'interrogatorio, come si apprende, ha reso ampia confessione sul suo coinvolgimento nella vicenda delle firme false. Ciaccio, come aveva fatto la deputata Claudia La Rocca, si è autosospeso dal movimento.

Ha raccontato ai magistrati cosa era accaduto la notte di aprile del 2012 nel corso della quale furono ricopiate centinaia di firme false per le amministrative del 2012.

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