Cronache

La pallavolista trans rialza il muro tra uomini e donne

La pallavolista trans rialza il muro tra uomini e donne

Donna tra gli uomini e uomo tra le donne. Comunque straniera Tifanny Pereira da Abreu nata Rodrigo, pallavolista brasiliana di 32 anni al confine tra due sessi, comunque destinata a creare polemiche. E non per questioni di discriminazione o pregiudizio. Lo sport di queste cose alla fine se ne frega, contano solo i risultati. Il fatto quindi è che qui il dramma umano diventa una possibile scorciatoia agonistica.

Tifanny, scritto proprio così, fino a qualche tempo fa era «un» pallavolista, con una trafila in Indonesia, in Francia, in Belgio, in Olanda. Niente di che, a schiacciar palloni per squadre senza gloria, ultimo indirizzo conosciuto il Jtv Dero Zele-Berlare in Belgio con cui concluse la carriera da maschio a zero punti, roba da diario di una schiappa. Le ultime foto con i suoi compagni la ritraggono con un accenno di seno sotto la maglia neroblù con il numero nove, le mêche bionde e la coda di cavallo, un sorriso triste perché è difficile essere al posto sbagliato nel momento sbagliato; e senza vincere una partita, per di più.

Ma quella non era vita per Rodrigo dentro cui covava e schiacciava già Tifanny e forse anche la voglia di vincerne qualcuna, di partita. La Fivb, la federazione internazionale, le spiega che se si opera e diventa una donna a tutti gli effetti può tesserarsi in una squadra femminile. Lei si sottopone all'operazione, i trattamenti ormonali sono efficaci e finisce al Golem Software di Palmi, squadra calabrese di A2 dallo sponsor mitologico. L'esordio domenica scorsa al Palasurace con il numero 1 e la maglia bianca e viola, lei alta una spanna più di tutte con il suo metro e novantaquattro, bicipiti da uomo e una forza brutale annacquata dalle cure ormonali ma pur sempre in grado di fare la differenza nell'altra metà del volley. E infatti il Palmi pur molto indietro in classifica batte la Delta Informatica Trentino per 3 set a 1 (parziali 17-25, 25-16, 25-22, 25-23). Lei, Tifanny, parte in panchina e non a caso le compagne perdono il primo set, poi entra nelle rotazioni e mette a segno 28 punti e 52 attacchi. Mettendo in mostra uno strapotere fisico che a qualcuno fa già storcere la bocca. «Nel primo set sono emersi i reali valori delle due squadre - sussurra a fine partita Ivan Iosi, tecnico delle trentine -. Poi con l'ingresso di Da Abreu è mutata l'inerzia della partita, per noi è stato difficilissimo riuscire a limitarla». L'allenatore è perfino elegante, non fa notare che la Da Abreu era un maschio fino a pochi mesi fa, ma la recriminazione è sottintesa.

È preoccupato anche il presidente della Lega Mauro Fabris, che teme una pioggia di ricorsi contro il doping sessuale: «Voglio che qualcuno, Coni e Federazione, mi dica cosa aspettarmi dal futuro - spiega alla Gazzetta dello Sport -. Anche perché molti club di A2 mi hanno posto la questione. Voglio che si giochi un campionato leale e corretto nel rispetto delle persone».

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