Politica

Il papà di Di Battista: «Sì, ho assunto in nero» Colpa dei disastri M5s

Il padre del «Che» pentastellato chiede scusa Ma il dl Dignità ha creato solo disoccupati

Gian Maria De Francesco

Roma «Negli ultimi tempi mi sono dovuto avvalere di un collaboratore in nero. Saltuariamente e per qualche manciata di ore di lavoro ma comunque in nero». Vittorio Di Battista, papà del capopopolo pentastellato Alessandro, ha confermato su Facebook lo scoop delle Iene: l'assunzione irregolare di un lavoratore. «Non si deve fare ma, a volte, le circostanze ti ci costringono. Non si deve fare e non lo rifarei, in primo luogo, per non arrecare un danno ingiusto ad Alessandro ed a tutto quello che lo contraddistingue ed in cui crede. Non si deve fare come tante altre cose nella vita. Scusami, Ale», ha concluso Di Battista senior puntando sulla mozione degli affetti.

D'altronde, lo stesso figlio sabato scorso aveva cercato di presentare l'errore del genitore come una strumentalizzazione della stampa avversaria. «I lavoratori si devono sempre mettere in regola. Lui mi ha spiegato che è in un fase di difficoltà dell'azienda ma io mi sono arrabbiato a morte anche perché ci fanno le pulci su tutto. E ancora di più a me che mi sto rimettendo a dare una mano al Movimento, il No alla Tav...», ha scritto sul social network aggiungendo di essersi arrabbiato perché «non mi ha detto niente e non mi ha chiesto aiuto», promettendo una pronta regolarizzazione della situazione.

Se i Cinque stelle in generale e Di Battista in particolare non avessero puntato sin da subito non solo sul refrain dell'onestà, ma pure sulla loro diversità antropologica rispetto agli altri esponenti politici, probabilmente la vicenda sarebbe passata in cavalleria come tante altre. Ma proprio il quarantenne Alessandro negli anni scorsi aveva messo in evidenza la natura specchiata del padre. «Sono fiero di essere suo figlio. C'è chi come padre ha Tiziano Renzi», aveva affermato nel 2017, mentre l'anno scorso aveva detto del padre che «è il fascista più liberale che c'è per questo lo stimo».

Analogamente, la giustificazione di Di Battista senior non è campata per aria. I più recenti dati Inps evidenziano che a novembre 2018, primo mese di applicazione del decreto Dignità, è stato registrato un calo dei contratti a termine (-19% a 215mila unità) mentre le assunzioni a tempo indeterminato sono rimaste sostanzialmente invariate. Le stabilizzazioni non hanno compensato la frenata del lavoro a termine determinata tanto dall'irrigidimento delle norme quanto dal peggioramento del quadro macroeconomico, testimoniato dall'incremento del 5% annuo delle domande di disoccupazione. Le persone senza lavoro sono state solo parzialmente assorbite da altre forme di precarietà come il lavoro a partita Iva o il nero. Insomma, le mosse pentastellate hanno aggravato la situazione. Anche per Vittorio Di Battista che si troverà a dover pagare le sanzioni maggiorate del 20% per il ricorso al nero come previsto dalla legge di Bilancio 2019.

Al danno di immagine di immagine si aggiungerà così una multa salata.

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