Politica

Il «papà» della fecondazione accusato di furto di ovuli

La denuncia choc di una 24enne spagnola: «Mi ha immobilizzata sul letto, poi l'espianto contro la mia volontà». Lui: «Solo bugie»

Una storia da «ospedale più pazzo del mondo». Un ginecologo controverso - ma comunque abbastanza autorevole (almeno sotto il profilo mediatico ndr) - come Severino Antinori, 71 anni, arrestato con l'accusa di «aver prelevato ovuli a una 24enne contro la sua volontà»; non solo: il professore («diventato famoso per la sua posizione rispetto alla fecondazione in vitro e la clonazione umana», recita Wikipedia) è indagato anche per «rapina aggravata e lesioni personali aggravate» sempre ai danni della stessa paziente.

Indignata la replica di Antinori che il Giornale ha contatto per pochi istanti, appena la notizia del suo fermo è stata diffusa ieri alle 17.32: «Si tratta di un enorme equivoco che chiarirò in tempo brevissimi. Non ho assolutamente fatto nulla di ciò di cui vengo accusato. Dietro questa vicenda c'è una vendetta ai miei danni».

«È un accusa assurda, è l'ipotesi di qualcosa che è tecnicamente impossibile», aggiunge una delle sue collaboratrici più strette, raggiunta al telefono dall'Ansa: «Ho saputo la notizia dalla televisione, per me è stata del tutto inattesa. Ci sono troppi aspetti che non sono chiari. Ho sentito che quella ragazza era in cura per una ciste ovarica e già questo non può essere vero, perché alla clinica Matris queste cose non si fanno. Inoltre come si può credere che ci sia stato un prelievo forzoso degli ovuli? Prima del prelievo occorre fare delle terapie, ci vuole una lunga preparazione: così come viene raccontata questa storia non sta in piedi da nessun punto di vista, ci deve essere dietro qualcosa di altro».

Una ricostruzione «difensiva» pro-Antinori che però fa a cazzotti con quanto avrebbero accertato gli inquirenti. A bloccare il ginecologo all'aeroporto di Roma sono stati i carabinieri del Nas in esecuzione di una misura cautelare emessa dal gip su richiesta della Procura di Milano che ha già disposto nei confronti dell'indagato l'interdizione dall'esercizio della professione medica, nonché il sequestro preventivo della clinica «Matris» di Milano (al centro di un'altra delicatissima inchiesta su una sospetta compravendita di ovuli ndr), di cui è titolare lo stesso Antinori; inoltre a due assistenti del professore è stato notificato il divieto di dimora nei comuni di Milano e Roma.

Le indagini avrebbero documentato come «il medico, nell'aprile del 2016, all'interno della clinica Matris, con la complicità di alto personale sanitario, avrebbe forzosamente espiantato alcuni gameti da una giovane spagnola, di 24 anni».

«La ragazza (che qualcuno indica come un'«infermiera in prova» della stessa clinica ndr) - spiegano i carabinieri - sottoposta ad una cura ormonale fatta passare per una terapia per il trattamento di una cisti ovarica, ha riferito di essere stata immobilizzata, anestetizzata e costretta a subire un'asportazione di ovuli, nonché privata del proprio telefono cellulare, per impedirle di chiedere aiuto».

«La donna - sempre secondo la ricostruzione degli inquirenti -, al risveglio dall'anestesia, approfittando della distrazione del personale infermieristico, era riuscita a raggiungere un telefono della clinica ed a chiamare, di nascosto ed in lacrime, il 112».

La cronaca, a questo punto, si fa surreale, anche «grazie» alla prosa in classico stile «mattinale» di Questura: «Intervenivano agenti che non capivano lo spagnolo e non riuscivano a comprendere esattamente l'accaduto, in un contesto caratterizzato da un clima di ostilità nei confronti degli operatori da parte dell'Antinori e dei suoi colleghi. La giovane veniva quindi riaccompagnata nel suo albergo, poco distante». Ma i colpi di scena non finiscono qui: «Dopo poche ore la ragazza si sentiva male ed il personale dell'hotel richiedeva l'intervento del 118. La ragazza veniva così trasportata presso la Clinica Mangiagalli, dove, ai medici ed alle operatrici del Soccorso Violenza Sessuale, grazie all'aiuto di un interprete, riusciva finalmente a spiegare cos'era successo».

«Gli accertamenti - sottolineano gli investigatori - condotti presso la Clinica hanno confermato l'intervento di prelievo ovocitario ed uno stato psicologico prostrato dal trattamento subito e dall'angoscia per l'impiego degli ovuli prelevati in operazioni di fecondazione assistita a favore di terzi. Una accurata visita medico legale, inoltre, ha rilevato la presenza di ecchimosi sul corpo, compatibili con l'ipotesi di manovre di immobilizzazione per l'anestesia forzata».

La ragazza, nelle ore successive, è stata sentita prima da personale del Nas e poi dai magistrati della Procura, a cui ha confermato il racconto. Nei giorni successivi è stata eseguita la perquisizione della clinica, in via dei Gracchi, a Milano: sequestrati 6 embrioni e documentazione sanitaria, tra cui i moduli di consenso informato.

Il ginecologo si trova ora nel suo domicilio, in stato di arresto.

Conoscendo il carattere indomito di Antinori, renderà certo cara la pelle.

Commenti