Carabiniere ucciso

Il papà di Finnegan e la visita in cella. I legali di Gabriel: "Ricorso al riesame"

Le verità sulla rissa fatale da cercare nei video delle telecamere

Il papà di Finnegan e la visita in cella. I legali di Gabriel: "Ricorso al riesame"

Muto, impassibile. Ethan Elder, il padre di Finnegan Lee Elder, non ha detto una sola parola ai cronisti che lo aspettavano da ore davanti il carcere romano di regina Coeli. L'uomo, in Italia da mercoledì, ha incontrato il figlio assieme al suo legale, Craig Peters. È lo stesso a parlare con l'inviato a Roma della rete statunitense Abc, Dan Noyes, prima dell'incontro fra Ethan e Finnegan. «Non so cosa è successo. Sono convinto che ci siano delle buone probabilità che nemmeno la polizia (sic) sappia cosa è successo» ammette il legale. «Attendiamo di vedere il ragazzo - continua - Gli Elder amano l'Italia. È qui che hanno trascorso la loro luna di miele e adesso sono devastati dal fatto che questa cosa sia accaduta qui». Non una parola per il carabiniere ucciso. Non solo. Sul coltello in possesso al 19enne Peters minimizza. Sulla foto postata su Instagram che ritrae Lee Finnegan a San Francisco con in mano un coltello simile a quello usato per uccidere il vicebrigadiere l'avvocato spiega. «Il ragazzo aveva un coltello. Certamente, almeno a San Francisco, in America non è una cosa sorprendente. Le persone lo usano per protezione».

Insomma, tutto ok? Acquistare un'arma da Marines dalla lama di 18 centimetri, farla passare alla dogana, portarla con sé per il centro della capitale sembra una cosa normale. Che l'avvocato del 19enne impasticcato voglia seguire la linea della legittima difesa nonostante la testimonianza di Natale e dell'altro carabiniere? Per «paura» di Mario Cerciello e Andrea Varriale, in abiti civili e qualificati come carabinieri, l'americano si sarebbe difeso sferrando 11 coltellate. Una tesi che non regge. I difensori di Gabriel Christian Natale Hjorth, gli avvocati Francesco Petrelli e Fabio Alonzi, hanno depositato il ricorso al Tribunale del Riesame. Gabriel racconta la sua versione di quello che è successo dopo il furto dello zaino a Brugiatelli. Testimonianza che non coincide con quella dell'amico, accusato di omicidio di primo grado. «Ha detto che erano carabinieri» verbalizza in italiano Natale mentre Elder, vuoi perché l'italiano non lo conosce, vuoi per lo stato di alterazione psico-fisica (aveva bevuto alcol e assunto psicofarmaci), di fatto lo contraddice. Gabriel continua: «Urlavano: Fermi, carabinieri. Poi Varriale mi salta addosso e mi fa cadere a terra mentre l'altro lotta con Finn».

Davanti al pm, invece, Elder racconta che quei due uomini gli avevano fatto paura. Credeva di trovarsi di fronte agli spacciatori, gli stessi che gli avevano tirato il bidone da 100 euro. Credendo gli volessero fare del male si è difeso. Parole che potrebbero essere smentite o confermate se solo le telecamere piazzate all'incrocio fra via Pietro Cossa e via Federico Cesi, sulle strisce pedonali, avessero funzionato. Quelle della farmacia erano spente, o meglio si attivano solo all'apertura e alla chiusura.

Quelle della banca erano spente. SVla

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