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Il Papa accusa l'Europa: «Apra le porte ai migranti»

Bergoglio lancia l'ennesimo monito al Vecchio Continente Ma non è possibile accogliere chi non desidera essere integrato

E ci mancava pure il Papa. Con tutto il rispetto per Sua Santità e con tutto l'amore che si possa avere per il prossimo, non concordiamo sul fatto che l'Europa debba essere accogliente, debba spalancare le porte indiscriminatamente a chi fugge dal proprio Paese. Va bene la solidarietà, va bene assistere il profugo che scappa da un sanguinoso conflitto, però non è accettabile accogliere chi non ha alcuna intenzione di integrarsi ma, anzi, vuole imporre in casa d'altri la sua religione, la sua cultura, i suoi usi e costumi.

D'accordo, il Pontefice fa il suo mestiere e non potrebbe proferire discorsi diversi da quelli che fa, ma sarebbe corretto anche guardare la realtà sociale e gli sconvolgimenti che sta portando questa immigrazione di massa. Insomma, il «sogno» del Papa è quello di «un'Europa giovane, capace di essere ancora madre», che «rispetta la vita e offre speranze di vita», che «si prende cura del bambino, soccorre come un fratello il povero e chi arriva in cerca di accoglienza perché non ha più nulla e chiede riparo». In poche parole un'Europa «in cui essere migrante non sia delitto bensì un invito a un maggior impegno con la dignità di tutto l'essere umano». Noi crediamo che anche gli europei debbano avere dignità, debbano credere che il proprio Paese sia loro vicino e investa per loro come per chi arriva, se non di più. Non è pensabile che chi vive oggi con una pensione sociale o anche meno finisca in coda alle graduatorie per ottenere un alloggio popolare. Non accettabile che ogni cooperativa o associazione religiosa riceva oltre 1.000 euro al mese dallo Stato per assistere un immigrato. Non è corretto che gli italiani debbano pagare ticket sanitari, spese scolastiche, sborsare denaro che non hanno per assistere i parenti anziani o con qualche disabilità mentre per chi arriva nel nostro Paese, sia profugo o migrante, sia tutto gratuito. È un'ingiustizia sociale. Ed è ancora più ingiustizia quando i soloni del buonismo cercano di spiegarci che gli italiani, gli europei possono anche dormire in auto se non hanno una casa e un lavoro. Nessuno spiega invece perché lo Stato deve garantire più diritti agli stranieri che ai suoi cittadini. In nome di cosa e di quale principio? La carità, la compassione, l'accoglienza? Certo, valori sacrosanti finché non recano grave danno ad altri che sono già in stato di bisogno.

Bergoglio ne è consapevole, ma il suo è un appello universale, poi sta ai capi di Stato e di governo cercare di affrontare l'emergenza, sia esterna sia interna, senza discriminazioni, non solo nei confronti dei migranti ma anche dei cittadini europei. Il Papa ha un grande sogno e lo ha espresso chiaramente ieri, toccando le corde delle emozioni nei capi di Stato e nei vertici Ue, presenti ieri tra i 500 della Sala Regia in Vaticano. Nel suo «sogno di un nuovo umanesimo europeo» c'è un vero e proprio manifesto per la rifondazione dell'Unione europea nel segno della famiglia, dei giovani, dei diritti, ma soprattutto dell'integrazione. «L'identità europea è ed è sempre stata un'identità dinamica e multiculturale», ha detto il Pontefice. Naturalmente i presenti hanno apprezzato e lodato in toto il discorso papale. Dal presidente dell'Europarlamento Martin Schulz a quello della Commissione Ue Jean-Claude Juncker fino al leader del Consiglio europeo Donald Tusk.

La parola d'ordine è, come sempre, favorire l'integrazione. Ma è possibile farlo con chi non ha alcuna intenzione di integrarsi?

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