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Il Papa: difendere la vita umana ferita dalla malattia

Ma intanto, da Grillo a Renzi, molti politici scelgono lo sciacallaggio fuori tempo massimo

Il Papa: difendere la vita umana ferita dalla malattia

«Difendere la vita umana, soprattutto quando è ferita dalla malattia, è un impegno d'amore che Dio affida ad ogni uomo». Così papa Francesco in un tweet, nel giorno in cui si discuteva della decisione di staccare i macchinari che tengono in vita il piccolo Charlie. E mentre il capo della Chiesa cattolica esercita il suo magistero, certi nostri politici saltano sul carro della polemica a fine corsa, quando gli schieramenti sono ben delineati e quando ormai non c'è più nulla da fare. Per questo le uscite di Matteo Renzi e Beppe Grillo, condivisibili magari nei contenuti ma quanto meno sospette nei tempi, fanno pensare a sciacallaggio populista. L'indignato segretario del Pd sentenzia la morte dell'Europa su Facebook e fa sapere di non avere risposte. Nonostante ciò, sentenzia: «Mi fanno paura i social quando diventano curve da tifoseria - scrive l'ex premier - con persone che sparano certezze e urlano, io non cerco facili like. Ma condivido uno stato d'animo: il dolore di quei genitori e di quel bambino. Perché la Corte europea dei diritti umani (diritti?) non ha concesso la cura sperimentale in America? Perché non consentire alla scienza un ultimo tentativo? Facciamo proteste ovunque per qualsiasi cucciolo, e facciamo bene. E un piccolo cucciolo d'uomo non valeva un'attenzione diversa delle autorità europee?».

Poche ore prima, dal famigerato blog, era intervenuto anche Beppe Grillo; al solito per pontificare: «Neppure Pilato se ne lavò le mani in questo modo. Charlie Gard non è clinicamente morto, i genitori non desiderano che siano spente le macchine che lo tengono in vita. La Corte europea per i diritti dell'uomo ha sentenziato: ciò che hanno deciso i tribunali inglesi riguardo la sospensione dei trattamenti per mantenere in vita il piccolo Charlie va bene così. Non è entrata nel merito la corte europea. È una cosa incredibile!». E ancora. Per Antonio De Poli (Udc) «lasciare morire Charlie è un atto inumano. È gravissimo che la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo abbia avallato la decisione di staccare la spina. L'Europa non rinneghi le radici cristiane e difenda il valore della vita».

Ripetiamo. Un'indignazione condivisibile ma un po' opportunistica. Per questo suona più onesto l'articolato ragionamento del sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova, che cerca di non sprofondare nella demagogia: «Gli interrogativi bioetici che la vicenda solleva richiedono risposte diverse dai cori da stadio di chi pensa di avere certezze assolute. Gli attacchi di Grillo alla Ue lasciano interdetti per il cinismo e lo spietato calcolo politico. L'Unione Europea, Bruxelles, non ha avuto e né poteva avere voce in capitolo in un tema demandato alle legislazioni dei Paesi membri, come è la Gran Bretagna.

Accusare l'Ue di aver contribuito ad ammazzare Charlie non è un modo onesto per difendere i diritti di un bambino, ma solo un modo osceno e pericoloso di strumentalizzare la discussione pubblica italiana».

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