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La parabola dei grillini: dalla lotta per le preferenze alla scelta dei nominati

I diktat del leader agitano la fronda interna Proteste silenziate, in ballo le ricandidature

La parabola dei grillini: dalla lotta per le preferenze alla scelta dei nominati

Roma Alla fine, è tutta una questione di preferenze. E Beppe Grillo, stando ai bene informati, preferirebbe i nominati. Uno dei nodi principali del «dibattito interno» al Movimento 5 Stelle sulla proposta di legge elettorale mutuata dal modello tedesco, ruota proprio intorno alla scelta dei «cittadini» da mandare alla Camera e al Senato. Sembrano lontane le proteste grilline contro «il Parlamento dei nominati» e le liste bloccate. Il «Democratellum» votato dagli attivisti nel 2014, ormai viene da un'era geologica fa, quando addirittura si pensava alle preferenze negative per cancellare gli «impresentabili» dagli scranni di Montecitorio e Palazzo Madama. Quella, secondo Danilo Toninelli, era la «legge delle leggi». Lo stesso Toninelli, deputato M5s esperto di leggi elettorali, che ieri precisava: «In Germania non ci sono le preferenze. Nonostante ciò, stiamo provando ad inserirle. Se non ci dovessimo riuscire ricordatevi che il M5s fa le parlamentarie».

Intanto Grillo blinda l'accordo e con Davide Casaleggio pensa alle candidature per le prossime elezioni politiche. L'input è chiaro: «Bisogna andare al voto al più presto possibile». E il sistema dei «nominati», con il simbolo che prevale sulla scelta del candidato, favorisce non poco un Movimento spinto dal voto di protesta e, allo stesso tempo, poco radicato sui territori. Così Toninelli abbandona i toni barricaderi e si limita a dire: «Il lavoro, in questo momento, è in pieno svolgimento, e non c'è niente di definitivo. Stiamo lavorando per inserire modifiche ben fatte».

Ma i vertici 5 Stelle e l'ala non-ortodossa capeggiata da Luigi Di Maio si sentono sotto pressione. Da un lato c'è la base in fibrillazione, con le critiche sul blog che si sprecano: «Dobbiamo rivotare di nuovo», e poi «questa legge elettorale è una fregatura». Un attivista si spinge oltre: «è una mossa concordata da Renzi e Berlusconi per metterci in difficoltà, aprite gli occhi». Dall'altro lato ci sono gli smottamenti nei gruppi parlamentari. Nonostante Roberto Fico e Paola Taverna siano stati zittiti dal leader, i mal di pancia sotterranei continuano. Nessuno vuole che si faccia il proprio nome. Un parlamentare dice: «Bisogna far scegliere gli elettori, così avremo un sistema bloccato, il Movimento dovrebbe tenere fede ai suoi principi originari». La paura di alcuni «ortodossi» è che i vertici stiano cadendo in una trappola preparata da Renzi e Berlusconi.

Tra risposte laconiche e critiche aspre, c'è chi ipotizza che la fronda parlamentare possa aumentare nei numeri, nonostante il silenziatore imposto dallo staff comunicazione. Il post di Grillo pubblicato venerdì è deflagrato come una bomba all'interno del Movimento, e con in ballo i posti per candidarsi alle politiche, il leader potrebbe procedere al repulisti.

Come preferite, si direbbe.

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