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Il paradosso degli abusivi. Le case fuorilegge sono tassate dallo Stato

Il fenomeno da Nord a Sud: edifici da demolire su cui vengono riscossi Imu, Ici, gas ed elettricità

Il paradosso degli abusivi. Le case fuorilegge sono tassate dallo Stato

«Il colpevole è l'abusivismo». La certezza che emerge in queste ore dal vortice di fango e lacrime di Casteldaccia è che il colpevole è recidivo. È lo stesso che ha messo la firma su gran parte dei disastri causati da eventi atmosferici. «Quelle case non dovevano stare lì», dicono gli inquirenti, ripetono i sindaci, ammettono i cittadini. Non si doveva costruire. Non ci si doveva abitare. Non ci si doveva vivere. Eppure ci vivono. Ci hanno sempre vissuto. A Casteldaccia, in tutta la Sicilia, così come nel resto d'Italia. In quelle case ci sono luce, acqua, gas, si pagano i rifiuti, l'Imu, prima l'Ici. «Siamo tutti abusivi in quella contrada, proprio tutti», ha detto il proprietario della villetta divenuta una trappola mortale. Come potenzialmente sono i settantamila fabbricati da buttare giù, irregolari, disseminati da nord a sud. Tutti però rigorosamente soggetti a imposte statali. Paradossi di uno Stato che ordina di demolire ma che nel frattempo si fa pagare per la raccolta delle immondizie, incorniciando l'abuso nella legalità di un tributo. E paradossi di enti locali che non riescono a sorvegliare sulle aziende erogatrici di servizi pubblici, come luce e gas, che per legge dovrebbero comunicare al sindaco le richieste di allaccio, con indicazione della concessione edilizia, dei titoli abilitativi, dell'istanza di concessione in sanatoria presentata. Lo impone il testo unico sull'edilizia, che vieta alle imprese di fornire servizi pubblici, come l'energia elettrica «ad opere in assenza di titolo iniziate dopo il 30 gennaio 1977». Eppure i comuni sembrano non ricevere troppe comunicazioni in merito, vista la dimensione del fenomeno. Chi abita in fabbricati abusivi ha acqua, luce gas, versa come tutti la tassa sui rifiuti, paga, se proprietario, l'Imu. Sulla costruzione edificata senza permesso a pochi metri dal fiume Milicia, che si è portato via la vita di nove persone, pendeva un ordine di demolizione da otto anni, mai eseguito. I proprietari erano già stati condannati per abuso edilizio. A Ischia, i danni del terremoto di due anni fa dovevano dare dare il via ad abbattimenti che non sono mai stati fatti, e lì si continua a vivere come sempre. Anche in presenza di ordinanze di demolizione rimaste sulla carta. Arrivano i bollettini con le imposte comunali da pagare. Per legge infatti, un fabbricato abusivo, anche se nel mirino di un provvedimento di demolizione, è soggetto ai tributi. «Abusiva sì, ma pago l'immondizia, come tutti. Se non mi danno un euro per i danni giuro che mi faccio tutti gli allacciamenti abusivi», raccontava ieri una signora di Casteldaccia alle telecamere di Quarta Repubblica. «Abusivo? Ho pagato anche l'Ici». È il cortocircuito di un Fisco che non fa alcuna differenza tra costruzioni accatastate e case abusive. Indipendentemente che per queste sia stata presentata o meno richiesta di sanatoria, devono comunque pagare l'imposta comunale sugli immobili. Un orientamento confermato dalla Cassazione con una sentenza del 2010: anche per la tassa rifiuti si prescinde dalla regolarità della costruzione. Il principio è che l'abusivo usufruisce, come gli altri abitanti, del servizio di raccolta, così come di strade, illuminazione, comunali. Non deve nemmeno avere il certificato di abitabilità. C'è chi sostiene che il principio sia sacrosanto, perché altrimenti si incentiverebbe l'illegalità di chi vive in case abusive senza nemmeno dover versare gli stessi tributi dei suoi vicini regolari. Intanto però quelle abitazioni continuano ad avere luci accese, acqua, raccolta di rifiuti.

A pochi metri da fiumi in piena.

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