Politica

Parisi: "Ora la costituente. Referendum, che errore"

Il manager contro il voto: "È soltanto su Renzi Va eletta un'assemblea per riscrivere la Carta"

Parisi: "Ora la costituente. Referendum, che errore"

Roma - Punto dopo punto, passo dopo passo, tassello dopo tassello, Stefano Parisi va componendo il mosaico della sua proposta politica. L'ex direttore generale di Confindustria, investito dal ruolo di risanatore di Forza Italia, tiene alta l'attenzione sui contenuti e non nasconde le sue idee su riforme, tasse, restyling istituzionale, spending review, parlando con il Quotidiano Nazionale e con Linkiesta.it.

Parisi parte da una certezza legata al referendum di novembre. «Qualunque sia l'esito sarà necessaria un'assemblea costituente. È necessario sterilizzare il quesito referendario perché non è un voto nel merito, ma pro o contro Renzi. Questo è stato l'errore del presidente del Consiglio. La riforma del premier è un pasticcio, si rischia la paralisi delle istituzioni. Anche chi vota Sì sa bene che la riforma creerà problemi al nostro Paese». Il percorso che il manager ha in mente è già perfettamente tracciato. «A settembre, bisogna mettere in cantiere una legge costituzionale di pochi articoli che abolisca il Senato e introduca una Costituente composta da 100 membri eletti con il sistema proporzionale che dovranno varare una riforma della Costituzione completa e ordinata. Poi, per l'assemblea si voterà lo stesso giorno delle elezioni politiche. Quest'assemblea di fatto sostituirà temporaneamente il Senato, che andrà contestualmente abolito. La gente sarà più informata perché coinvolta dalla campagna elettorale per la Costituente dove ogni forza politica presenterà il suo progetto. Entro due anni, l'Assemblea dovrà chiudere i propri lavori e presentare la propria riforma». L'ex candidato milanese del centrodestra ha già in testa una bozza o comunque un modello di riforma istituzionale. «Bisogna rafforzare il presidente del Consiglio, passare a una sola camera legislativa con un numero di parlamentari ridotto di almeno un terzo. E ancora adottare la sfiducia costruttiva. E un Senato delle Regioni costruito sul modello del Bundesrat, che voti cioè solo sui temi di competenza delle Regioni».

Il rapporto con Silvio Berlusconi resta assiduo e costante. «Tra le persone che ho conosciuto in questi mesi nella politica italiana è quella con la maggior spinta innovatrice. Il suo ruolo? Di fondatore e promotore di tutto questo processo di rinnovamento del centrodestra». E poi via libera condizionato alla flat tax. «Idealmente sono d'accordo. Un livello di tassazione uguale per tutti aiuta a migliorare il benessere di tutti. Si evitano le trappole del passaggio da un'aliquota all'altra, ma deve integrarsi nel contesto di una riforma radicale del welfare state, con aiuti alle famiglie attraverso sgravi fiscali». Infine sulla spending review la proposta è quella di una «macroriforma», piuttosto che una somma di piccole sforbiciate: «Punto alla trasformazione digitale dell'amministrazione pubblica che contestualmente deve ridurre le sue aree di intervento. Il pubblico deve fare quel che il privato non riesce a fare. Tagliare da 5 a 3 membri i Cda delle società pubbliche inefficienti non serve a nulla.

Vanno chiuse le società».

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