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Parisi, prime aperture alla Lega: "Ma solo con programmi chiari"

Il manager: ci vuole una legge elettorale proporzionale e la "sfiducia costruttiva" che garantisca governabilità

Parisi, prime aperture alla Lega: "Ma solo con programmi chiari"

Milano - «Renzi ci ha lasciato un Paese in profonda crisi, da ricostruire».

Ma adesso c'è il governo Gentiloni.

«È solo la prosecuzione del governo Renzi e dovrà cercare di rimediare ai suoi danni».

Stefano Parisi, a che punto è il suo tentativo di costruire una forza di centrodestra?

«Un nuovo programma, nuove persone, alternative al centrosinistra. C'è un popolo che era di centrodestra che chiede solo di essere rappresentato».

Cominciamo dalla ricostruzione.

«La crisi di Monte dei Paschi di Siena, 20 miliardi di debito pubblico per salvare le banche, immigrazione non gestita, presenza ormai chiara di cellule terroriste nelle nostre città, una legge di Stabilità elettorale da correggere, disoccupazione, riforma della Pubblica amministrazione bocciata, istituzioni europee ostili».

Vuol dire che lei ha una ricetta per tutto?

«Un programma concreto per costruire un unico soggetto politico che sappia fondere le anime liberale e popolare del Paese, recuperando gli 11 milioni di elettori persi in questi anni».

Con quali punti cardinali?

«Una grande area tra il Pd e la Lega».

Lega esclusa dunque?

«Dipende dalla legge elettorale. Se necessario andranno fatti degli accordi, ma su programmi chiari per governare non su affermazioni di principio».

Parla di Matteo Salvini?

«L'accordo va trovato su un progetto di chiara alternativa al centrosinistra. Serve una forte discontinuità con il passato: un programma radicale, chiaro, che affronti e risolva finalmente problemi irrisolti da vent'anni».

Il centrodestra è in crisi?

«C'è molta confusione, Salvini che sta con Renzi sul Mattarellum e Fi che sembra divisa».

Servirà una nuova legge elettorale.

«Due condizioni: un governo stabile e una maggioranza in parlamento che rappresenti la maggioranza del Paese».

E quindi?

«Un sistema proporzionale con la sfiducia costruttiva. Il parlamento non può sfiduciare il governo senza un'alternativa. Un sistema solido e stabile. Come in Germania dove i governi durano».

Tra fiducie e leggi elettorali non si rischia di dimenticare i problemi degli italiani?

«L'Italia va ricostruita con una politica seria sull'immigrazione, con la riduzione della spesa pubblica e quindi delle tasse, l'eliminazione della burocrazia. E dando certezza del diritto per chi investe».

La politica estera?

«Serve una politica estera unitaria che riporti l'Europa al centro dello scacchiere internazionale».

Renzi non ha fatto nulla di tutto questo?

«Ha la gravissima responsabilità di aver portato Mps sull'orlo del precipizio solo per creare il rischio default e farci votare il suo referendum. Per sette mesi non ha fatto cinicamente altro».

Giusto che lo Stato entri in Monte dei Paschi?

«Detto che, al punto in cui ci ha portato il governo non c'era alternativa, trovo che sia un fatto gravissimo l'uso del nostro denaro per risanare una banca dai connotati politici che ben conosciamo».

Si poteva fare altrimenti?

«Renzi solo qualche mesi fa consigliava l'acquisto di azioni Mps, quando la situazione era già compromessa. Poi ha ritardato l'intervento dello Stato affidandosi alla soluzione di mercato, fallita. Nel frattempo cambi di management, costosi incarichi a banche d'affari».

E quindi?

«Credo sia necessario che il parlamento istituisca una commissione d'inchiesta».

I dati dell'occupazione preoccupano.

«Lo sviluppo lo fanno i privati. Dobbiamo ricostruire uno Stato efficiente, poco costoso, che aiuti l'economia e non sia la sua palla al piede».

La disoccupazione giovanile è oggi salita a livelli intollerabili.

«Servono meno burocrazia, tasse abbassate per lo sviluppo e ponti d'oro agli italiani che investono».

E la scuola?

«La pretesa buona scuola di Renzi è un fallimento. Dobbiamo avere una scuola che formi i nostri giovani per renderli più competitivi nel mercato del lavoro».

Lei punta a un centrodestra moderato, ma il voto a Trump negli Usa, l'Austria, Marine Le Pen che avanza in Francia, per non parlare di Ungheria, Est Europa e Brexit dicono che nel centrodestra si scelgono candidati piuttosto radicali.

«Segnali di allarme, votano così perché la politica non dà risposte. Per questo il centrodestra deve abbandonare politiche graduali, per fare piuttosto scelte radicali che risolvano i problemi».

Scegliendo un leader con le primarie?

«In Francia c'è stato un lungo processo di primarie che ha messo il centrodestra al centro del dibattito e nelle condizioni di togliere voti a un partito antistorico come quello della Le Pen».

E in Italia?

«In Italia si parla di centrodestra solo quando si litiga.

Pensiamoci, ci sono 11 milioni di elettori che aspettano solo di poter tornare a votare una proposta nuova e credibile».

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