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Parisi in punta di piedi: lavora alla convention e cerca i volti nuovi

Non ha ancora visitato la sede Fi e vedrà i coordinatori regionali nei prossimi giorni

Parisi in punta di piedi: lavora alla convention e cerca i volti nuovi

Stefano Parisi si muove in punta di piedi. Ieri, per l'uomo nuovo che deve «rigenerare i moderati» e riportare il centrodestra a Palazzo Chigi, la trasferta romana è stata una toccata e fuga. Arrivo al mattino e partenza alla sera. Niente visita al partito; nessuna presa di possesso dell'ufficio in piazza San Lorenzo in Lucina; nessun summit con i big di Forza Italia; nessuna presa di contatto con i coordinatori regionali azzurri che incontrerà la settimana prossima.

Soltanto un faccia a faccia con Gabriele Albertini, senatore centrista ed ex sindaco di Milano, che di Parisi è ottimo amico perché lo volle al suo fianco come city manager durante gli anni a palazzo Marino. Naturale che l'establishment di Forza Italia guardi con favore ma anche con qualche preoccupazione l'ascesa dell'ex capo di Fastweb. Il timore è che Parisi proceda con l'accetta per sfoltire qualche vecchio ramo forzista. Ma sono dubbi, illazioni e allarmi che per ora non trovano riscontri. Anche perché, dall'entourage del candidato sindaco di Milano, fanno sapere che Parisi è concentrato su ben altro. In primis l'organizzazione della convention del 16 e 17 settembre a Milano, già ribattezzata «Leopolda dei moderati». Sfilerà gente nuova: imprenditori, professionisti, commercianti e soprattutto pochi politici navigati. È quello che vuole Parisi ed è quello che vuole Berlusconi. Proprio il filo diretto con il Cavaliere è il punto di forza di Mister Chili che ha appena ricevuto l'investitura dal leader in persona. Il cantiere è appena aperto e il piano è ambizioso: «Ho un progetto e ne rispondo solo a Berlusconi - dice Parisi - Voglio creare un'alternativa liberale a Renzi. Altrimenti la gente pensa che se il premier perde il referendum e va a casa, poi vincono i 5 Stelle o c'è il baratro. Per questo serve un rinnovamento nei contenuti. Forza Italia deve tornare a essere forza di governo. Per troppi anni si è adattata a fare opposizione». Ecco: riportare Forza Italia a essere forza di governo e non solo di opposizione scrivendo nero su bianco un programma davvero liberale per il Paese. Economia, fisco, sicurezza, lotta alla burocrazia e agli sprechi, legalità ed educazione sono i pilastri su cui Parisi intende costruire la casa del centrodestra. Un centrodestra che dev'essere inclusivo e parlare a tutti, Lega inclusa.

Su questo fronte Parisi non sembra preoccupato delle reazioni un po' scomposte di Salvini che non ha certo esultato per la discesa in campo ufficiale del manager. Una tranquillità dovuta forse al fatto che per Parisi uno dei nemici da sconfiggere è il centralismo di uno Stato iperburocratico. Tema, questo, che è nel dna dei leghisti di tutte le generazioni. Parisi, infatti, voterà «No» al referendum sulle riforme costituzionali di Renzi ma non per ragioni di bieco conservatorismo; quanto perché il ddl Boschi sotterra quel briciolo di federalismo che l'Italia aveva conquistato con i governi di centrodestra.

Di alleanze, tuttavia, è ancora troppo presto per parlare. Anche perché c'è la convinzione che la legge elettorale è destinata a cambiare, presumibilmente dopo il referendum. E se Renzi dovesse perdere e mantenere la parola data, il post Italicum verrà scritto da questo Parlamento ma con a palazzo Chigi un altro premier.

Insomma, le elezioni non paiono all'orizzonte ma il centrodestra, con Parisi regista, si sta già organizzando ora per vincerle.

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