Politica

A Parma Pizzarotti studia il bis. Ma senza Grillo

Il sindaco dissidente pronto a correre da solo. Casaleggio lo liquida: «Il Movimento non è lui»

Parma Prove tecniche di rielezione. O meglio di espulsione. Federico Pizzarotti tira dritto, guarda al (suo) futuro e sotto l'albero di Natale prepara delle grane belle grosse per il Movimento. Obiettivo? Capire se M5S è con lui o contro di lui. Tirare, insomma, la corda e vedere come si spezzerà. Che si spezzi, infatti, è certo. Capitan Pizza è sempre più solo e i figli delle stelle che, proprio un anno fa aveva chiamato a raccolta in città nella prima delle sue assemblee fai da te senza Grillo, sembrano non seguirlo più. Lo scorso dicembre aveva benedetto la nascita del direttorio nazionale e il (presunto) passo indietro del padre padrone Beppe. La luna di miele con Luigi Di Maio & Co è però finita da tempo. Ed oggi di quel direttorio «così romanocentrico» Pizzarotti dice di «non vedere alcun risultato» e auspica sia un'assemblea nazionale sia che si torni ai meet up locali. Pizzarotti non ha digerito le modalità, troppo fluttuanti, con cui sono stati scelti i candidati delle amministrative 2016. A Milano e Torino arrivano dal basso, con primarie via web, ma a Bologna è stato calato dall'alto Massimo Bugani. E allora apriti cielo. Re Federico è pronto allo scisma, quello a cui, in realtà, potrebbero indurlo gli altri, dato che nell'ultimo anno il «laboratorio Parma» più che una fucina dei 5 stelle e sembrata una fiocina nel fianco ai piani alti di M5S. Ieri Gianroberto Casaleggio ha provato a ricollocare il sindaco al suo posto: «Il Movimento sono i cittadini, loro cambiano la società». Messaggio chiaro all'indirizzo di Parma e di Pizzarotti che potrebbe non avere più un futuro a 5 stelle. Per un semplice motivo: mentre a livello nazionale i sondaggi danno i grillini in crescita, a Parma vale il «se li conosci li eviti». L'impasse della città è per molti colpa, innanzitutto, di Pizzarotti, prima ancora che dei grillini. Che potrebbero decidere di non rinnovargli la fiducia per ricandidarsi nel 2017. Insomma Pizzarotti vittima del mai tenero «Nemo propheta in patria»? Lui da tempo sta pensando ad un piano B, in perfetto stile Prima Repubblica: semplicemente candidarsi con altri, il Pd forse o, meglio, con una lista civica da loro appoggiata. Non a caso in Comune è arrivato un direttore di emanazione Pd; non a caso Pizzarotti ha partecipato, poche settimane fa a Milano, alla convention dei FutureDem; non a caso, per farsi approvare in Parlamento un decreto che salvasse il Festival Verdi, una delle manifestazioni culturali più importanti della città, ha dovuto digerire lo smacco di vederselo votare da tutti, tranne che dai suoi. Pizzarotti vuole il bis: «Scioglierò la riserva sul come dopo le elezioni 2016». Perché, in fondo, di tornare a fare il pendolare al suo impiego in banca potrebbe non avere tanta voglia.

Il potere logora anche chi lo potrebbe perdere.

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