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Parmalat, 16 anni senza una sentenza

Il filone su Bank of America ancora in alto mare. Incombe la prescrizione

Parmalat, 16 anni senza una sentenza

Da alcuni dei fatti sono passati vent'anni. Dal fallimento di Parmalat ne sono passati sedici. Dalla fine delle indagini sono scivolati via altri dieci anni. E in un'aula del tribunale di Parma cerca faticosamente di partire solo ora l'ultimo troncone giudiziario di una vicenda che appartiene ormai a un'altra era geologica della vita economica e politica del paese, al punto che il suo protagonista, il cavalier Calisto Tanzi, è ormai fuori dal carcere da sei anni, e si avvia a finire la sua pena ai domiciliari.

Invece, a Parma, un piccolo pugno di imputati inizia adesso a dover rispondere del loro ruolo nel peggior crac della storia imprenditoriale italiana. Sono gli uomini di Bank of America, l'istituto di credito che più - secondo l'accusa - aveva contribuito al dissesto di Parmalat: con in testa i managing director della filiale milanese Luca Sala e Luis Moncada. Sono tutti accusati di usura e di bancarotta fraudolenta, per un totale di 675 milioni di dollari.

Le accuse di usura sono ormai prescritte, e quelle di bancarotta lo saranno nel 2021. Possibile, ma difficile, che si arrivi alla sentenza definitiva. Eppure la prescrizione per la bancarotta è lunga, diciotto anni. Ma la storia di questo processo è istruttiva, perché dimostra come i processi si affossino non per la prescrizione troppo breve, come sostengono i fautori della legge recentemente approvata, ma per le inverosimili inefficienze dell'apparato giudiziario.

Le tappe del processo, quelle che hanno permesso che si arrivasse fino a questo punto, sono eloquenti.

Le indagini a Parma vengono aperte nel 2006, a tre anni dall'esplodere dello scandalo e dall'arresto di Tanzi. I tempi dell'inchiesta sono accettabili, perché a luglio del 2009 i pm della città emiliana chiedono il rinvio a giudizio di tutti gli imputati del filone Bank of America. E qui scatta il primo intoppo: l'udienza preliminare, che in genere si risolve in pochi mesi, va avanti per tre anni. Il 5 aprile 2012 il giudice preliminare rinvia tutti a processo. E qui accade l'inverosimile.

Come scrive il procuratore di Parma Alfonso D'Avino - rispondendo con apprezzabile franchezza alle domande del Giornale - «la prima udienza si è tenuta in data 24 settembre 2012. Da tale giorno vi sono state solo udienze di rinvio, ad eccezione di tre udienze nelle quali si è discusso di questioni preliminari e della costituzione delle parti civili». La prima «udienza istruttoria», l'inizio del vero processo, si tiene il 4 luglio 2019, dopo quasi sette anni di rinvii. Adesso ci sono state sette udienze, e trenta sono in programma.

Ma di come tutto questo sia stato possibile qualcuno (non certo D'Avino, che non c'era) forse dovrebbe rendere conto.

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