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Partecipate, rinvio per lo scontro sui posti

In dubbio riduzione delle poltrone e controllo sfilato alla Corte dei conti

Partecipate, rinvio per lo scontro sui posti

Roma Aria di rinvio per la riforma delle società partecipate. Il testo unico in agenda per il Consiglio dei ministri di domanii, potrebbe slittare a una prossima riunione del governo. A mettere in difficoltà i ministri che hanno partecipato al pre Consiglio dei ministri, la lista delle società pubbliche e semi pubbliche per le quali scatterebbe l'obbligo dell'amministratore unico. La concentrazione di poteri, e la relativa riduzione di poltrone, non piace nemmeno al governo del premier. Pare invece definito il controllo delle società partecipate che, in base agli ultimi ritocchi dei decreti, passerà dal Tesoro a Palazzo Chigi.

Il testo unico attua quella che è stata presentata come la riforma che metterà fine all'anomalia italiana delle società partecipate. Troppe le 6.402 censite? Le società pubbliche e semi pubbliche saranno ridotte. Gestione poco trasparente e consigli di amministrazione gonfiati dalla politica a caccia di poltrone? Arriva l'amministratore unico e, in caso di troppi bilanci in rosso, la liquidazione.Queste le promesse del governo. Peccato che tra le pieghe delle bozze del testo ci sia anche altro. Se il governo troverà un'intesa, a uno dei prossimi Consigli dei ministri, insieme al resto del pacchetto Madia, potrebbe anche passare una novità sul controllo delle stesse partecipate che renderebbe gli amministratori meno responsabili. Con il paradosso che a decidere se un manager ha provocato un danno economico, potrebbero essere i politici che lo hanno nominato.L'allarme è stato lanciato dalla Associazione dei magistrati della Corte dei conti, preoccupati per il rischio che venga meno la competenza degli stessi giudici contabili sui danni erariali eventualmente provocati dai vertici. Le norme, hanno spiegato, «operano una forte contrazione dei poteri giurisdizionali della Corte».

Sul controllo e anche su eventuali condanne dei vertici.«La giurisdizione contabile, con l'azione obbligatoria del pubblico ministero è un presidio indispensabile, a beneficio della collettività, per la tutela delle risorse pubbliche e quindi per il ristoro degli ingenti danni erariali commessi, oltre che per la maggior efficacia di deterrenza che assicura, rispetto all'azione sociale, esercitabile principalmente su impulso degli organi societari, innanzi al giudice ordinario», spiega l'associazione. Tradotto, se le partecipate verranno considerate come delle società di capitali private, ad attivare la magistratura potrebbero essere solo gli enti pubblici presenti nel capitale delle partecipate. Comuni, Regioni e Province.I giudici contabili sperano in un ripensamento. Ma l'esclusione della Corte dei conti potrebbe essere un «regalo» ai futuri amministratori unici delle società. Con più poteri e cda ridotti all'osso, come vuole il governo. E, magari senza il pensiero di un controllo della Corte dei conti su eventuali danni.

Sempre che l'esecutivo non rinunci definitivamente alla riforma.

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