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La partita del voto all'estero e i magheggi dei consolati

Nel bunker della Protezione civile milioni di schede scrutinate da 6mila addetti. Quei sospetti sui duplicati

La partita del voto all'estero e i magheggi dei consolati

La partita si gioca tutta all'estero. Per questo Matteo Renzi ha spedito, a fine settembre, Maria Elena Boschi in America Latina per cercare di sensibilizzare almeno i nostri tanti connazionali in Argentina e Brasile (900mila). E ora gli italiani all'estero potrebbero ribaltare la situazione.

Una valanga di schede: un milione e 600mila. Due giorni fa avevano votato circa il 40 per cento dei nuovi aventi diritto (con punte nella confinante Svizzera fino al 42), risultato ben oltre le più rosee aspettative del premier che ha già cominciato a cantare vittoria. «Per vincere sarà decisiva un'affluenza dall'estero di circa il 30%», ha detto.

Il voto degli italiani all'estero (oltre 4 milioni quelli residenti che hanno diritto di voto e sono registrati presso l'anagrafe italiana dei residenti all'estero, una circoscrizione che vale circa il 7,7%) è nelle mani di 195 corrieri diplomatici. Plichi sigillati e affidati al personale delle ambasciate italiane all'estero, che hanno viaggiato verso Roma su 210 voli diversi.

Giovedì 1° dicembre, alle 16 locali in tutto il mondo, si sono chiuse le operazioni di voto per gli italiani all'estero, fa sapere la Farnesina. Tra le tratte aeree e quelle terrestri i corrieri della Farnesina hanno percorso 549.552 chilometri e 816 ore di volo. La prima sede a chiudere è stata Wellington, quando in Italia erano le 5 del mattino di giovedì. L'ultima Vancouver, all'1 del mattino di venerdì, ora italiana. Tutte le schede arrivate dopo il termine di chiusura sono state bruciate. Le spedizioni sono giunte all'aeroporto di Fiumicino dove sono state prese in consegna dai funzionari della Corte d'Appello di Roma, preposto allo spoglio delle schede elettorali della circoscrizione Estero.

Ora gli occhi sono tutti puntati su Castelnuovo di Porto, periferia nord di Roma, dove vivono circa 8.600 abitanti. Un centro diventato famoso perché qui, nell'hangar della Protezione Civile, quartier generale del voto degli italiani all'estero, si giocherà la partita forse più importante del referendum costituzionale.

Nel deposito-bunker, dalle 23 di stasera, si svolgerà lo spoglio delle schede. Sono 1.483 i seggi predisposti all'interno del deposito, ciascuno con un presidente, un segretario e quattro scrutatori (6mila in tutto). Un centro polifunzionale di quasi 50mila metri quadrati completamente militarizzati e controllati a vista.

Potrebbe essere proprio questo l'ago della bilancia che deciderà l'esito elettorale. Annunciato l'arrivo, per questo pomeriggio, di centinaia di volontari del comitato del No che temono brogli per il metodo utilizzato in fase di votazione. Dovrebbero esserci anche gli esponenti del Sì.

Il rischio brogli è molto alto. Soprattutto per le schede arrivate in ritardo (anche a elettori deceduti) e i duplicati richiesti che hanno generato confusione e sospetti. Il responsabile estero di Forza Italia, Vittorio Pessina, nota che «aumentano i rivoli in cui possono perfezionarsi eventuali trucchi». Il senatore azzurro Lucio Malan va un passo più oltre e s'interroga sul «trionfalismo governativo sospetto». Soprattutto su una domanda cardine: «Ma da dove spunta quel mezzo milione di italiani in più? È aumentato il senso civico dei nostri connazionali o si tratta di gestione allegra dei kit elettorali, in particolare quelli degli italiani irreperibili che vengono spediti ai nostri consolati?».

Gli italiani residenti all'estero non sono mai stati così sorvegliati speciali come adesso.

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