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Partite Iva, ecco cosa cambia con il taglio dei contributi

Benefici da 200 euro, 1.280 in meno di rendita

Partite Iva, ecco cosa cambia con il taglio dei contributi

Roma - Meno contributi per le partite Iva che non hanno una cassa previdenziale autonoma. La novità farà parte della legge di Bilancio ed è stata ampiamente annunciata dal governo. Attesa dalle associazioni che rappresentano i free lance, ma temuta da alcuni addetti al settore, ad esempio i consulenti del lavoro, che temono si tradurrà in un taglio delle pensioni, già bassissime delle «libere professioni non ordinistiche».

Ma vediamo cosa comportano da un punto di vista pratico le novità annunciate dal governo. Innanzitutto quanto risparmieranno.

Il taglio dovrebbe essere intorno al 2%. L'aliquota (che dovrebbe passare dal 27% attuale al 25%) si applica all'imponibile previdenziale, che nel caso degli iscritti alla gestione separata coincide con quello fiscale, cioè è la differenza tra i compensi percepiti e le spese di gestione. Con un reddito di 40mila euro all'anno, spiega il segretario confederale e responsabile del centro studi della Uil Gugliemo Loy - il risparmio sarebbe intorno agli 800 euro all'anno. Peccato che al taglio sulla parte previdenziale corrisponderà un aumento delle aliquote per l'assistenza previdenziale, che passerà dallo 0,72% di oggi, all'1% se non all'1,5%. In sostanza il risparmio potrebbe ridursi a 400 o addirittura a 200 euro all'anno.

Giorni fa i consulenti del lavoro hanno lanciato l'allarme sulle conseguenze che un taglio dei contributi per le libere professioni iscritte alla gestione separata. Già a regime avranno una rendita più bassa delle altre tipologie di lavoratori. Il tasso di sostituzione, cioè il rapporto tra l'ultimo stipendio e la pensione è intorno al 40%.

Da quanto è dato capire sulla base delle ipotesi circolate fino ad oggi, lo Stato non interverrà per mitigare gli effetti della decontribuzione, quindi il costo lo pagheranno interamente gli stessi pensionati. Se le indiscrezioni saranno confermate, il taglio all'assegno mensile dovrebbe essere intorno al all'8%. Sempre prendendo come esempio un reddito da 40mila euro. Su una pensione che si potrebbe aggirare sui 16mila euro all'anno, il taglio sarebbe di 1.280. Cifre calcolate a spanne, ma che danno il senso di quanto il guadagno per i free lance, sia immediato, ma molto minore rispetto al costo che sarà pagato sulle pensioni.

La nuova aliquota per la gestione separata avvicina i free lance alle altre categorie di lavoratori autonomi, che pagano il 24%.

La riduzione al 25% ha un valore maggiore, se si considera che la legge Fornero prevedeva per questa categoria un ulteriore aumento al 33% dell'aliquota e anche per questo è stata accolta con entusiasmo dalle associazioni di categoria come Acta, che da circa 4 anni cerca di cancellare questa parte della riforma previdenziale del governo Monti. Un aumento ingiusto, anche alla luce del fatto che dal 1998 sono proprio i contributi della gestione separata a tenere in piedi i conti dell'Inps, con entrate pari a 6/7 miliardi di euro all'anno e uscite quasi nulle. Resta aperto il nodo dell'entità delle pensioni, che per gli autonomi in generale resta più bassa delle media.

Si tratta di un problema secondario per i lavoratori autonomi «non ordinistici», che preferiscono risparmiare qualcosa oggi, anche a fronte di un taglio della pensione, che considerano un evento futuro e non del tutto certo.

Non è difficile immaginare che anche molti dipenedenti vorrebbero avere la stessa possibilità.

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