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Il "partito di Mattarella" in felpato stile british mette ansia al governo

Al Quirinale minimizzano il nuovo ruolo Ma il presidente è realista: non vedo crisi

Il "partito di Mattarella" in felpato stile british mette ansia al governo

Macché svolta, minimizzano dal Quirinale, ma quale fase due. Il presidente, spiegano, «certe cose le ha sempre dette chiare», solo che lui non partecipa «al dibattituccio giorno per giorno», non si fa «trascinare dalle polemiche» quotidiane, e per parlare aspetta «l'occasione giusta» segnata in agenda. Stavolta però Sergio Mattarella, quasi da capo della nuova opposizione, ha parlato a Capodanno, davanti a dieci milioni di italiani alla tv più quattro via social, e c'è stato il botto: Parlamento «compresso», manovra «da rivedere», «tassa sulla bontà» da correggere, odio da bandire, governo da mettere subito sotto osservazione.

E adesso? Molti pensano che il crac gialloverde sia imminente. Matteo Renzi, ad esempio, ritiene che Conte stia per affrontare «la crisi del settimo mese» e che dopo di lui «tutto è possibile, dal governo tecnico al ribaltone, voteranno ogni cosa pur di non andare a nuove elezioni».

Così, dopo il «discorso del re», qualcuno già comincia a disegnare i confini del «partito del presidente». Qualcun altro, pensando a una rapida rottura dell'alleanza gialloverde, si azzarda in un toto-Palazzo Chigi. Qualcun altro ancora vagheggia addirittura l'ingresso in campo di Mario Draghi, che in autunno lascerà Francoforte: Supermario, pensaci tu. Ma sono vent'anni che il presidente della Bce rifiuta sistematicamente le periodiche richieste di entrare in politica per salvare il Paese.

Da lassù negano tutto, tanto più che nessuno al Colle crede in una crisi. Il capo dello Stato continuerà il settennato nel suo solito stile british, garbato ma fermo, non ci sarà nessuna futura «evoluzione picconatoria» alla Cossiga. Eppure, nel discorso alla nazione del 31 sera, il cambio di passo è stato netto, evidente, il tono più fermo, le critiche più dure e circostanziate. E, nel rispetto della legge fisica dei vasi comunicanti, le difficoltà attuale delle opposizioni danno spazio a un maggiore protagonismo, sempre felpato, del capo dello Stato.

«C'è una larga parte dell'Italia - ammette Graziano Delrio - che si ritrova nella sobrietà, nell'attenzione ai più fragili e nella fermezza dei valori costituzionali espresse dal presidente, e che dalle sue parole trae forza e incoraggiamento». E da Forza Italia si sottolinea «la sintonia» tra l'intervento di Mattarella e la politica di Silvio Berlusconi.

A segnare la distanza con il populismo di governo è l'idea dell'Italia illustrata dal capo dello Stato. Inclusione, dialogo, bene comune, sistema Paese, confronto parlamentare, rispetto reciproco. I risultati si ottengono lavorando, non sparando fake news o promettendo soluzioni mirabolanti, e i buoni sentimenti non sono un optional ma un collante sociale.

Un programma quasi di governo, un contratto alternativo a un esecutivo che lui ha messo insieme e poi difeso per rispetto della volontà popolare. Qualcosa però s'è rotta e per la prima volta la moral suasion e la diplomazia sono state sostituite dai rimbrotti espliciti: la fase delle «copertura istituzionale» è già finita?

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