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Partito il "risiko" sul rimpasto: la Lega vuole le Infrastrutture

E sarebbe disposta a cedere l'Economia all'alleato

Partito il "risiko" sul rimpasto: la Lega vuole le Infrastrutture

Roma Dove sta la verità? È quella che racconta in pubblico Matteo Salvini quando smentisce categoricamente qualunque ipotesi di rimpasto oppure è quella che ipotizza Giuseppe Conte quando, interpellato durante la conferenza stampa di fine anno, non esclude un tagliando a breve per la squadra di governo?

L'impressione è che lo scenario più credibile sia quello che disegna il presidente del Consiglio, ben consapevole di quali e quante siano le pressioni della Lega su alcuni ministeri chiave. Anzi, forse è proprio perché è con ogni evidenza il principale imputato di un eventuale rimpasto che il ministro dell'Interno mette le mani avanti con tanta forza. «Rimpasti? Ipotesi surreali e totalmente false», fa sapere il vicepremier. Che aggiunge: «Squadra che vince non si cambia, siamo il governo col più alto indice di fiducia dei cittadini in Europa». Ma quella di Salvini più che una replica a Conte (che non aveva escluso un rimpasto di governo «se condiviso»), è una secca smentita dei tanti retroscena che ieri accreditavano una Lega decisa a tirare la corda pur di portare a casa un tagliando alla squadra di governo. Ricostruzioni giornalistiche, certo. Ma che sono veicolate con insistenza proprio da ambienti molto vicini ai vertici del Carroccio: da alcuni ministri di peso fino ai vertici della comunicazione leghista a Palazzo Chigi.

D'altra parte, non è un mistero che Salvini ambisca a portare a casa un ministero di peso che potrebbe per molti versi contribuire a risolvere uno dei grandi dilemmi della Lega in questi primi mesi di governo a braccetto con il M5s. Sul tema delle grandi opere, infatti, si è registrata la distanza maggiore tra i due alleati, con tutto il mondo produttivo del Nord che ha rinfacciato al Carroccio di andare al rimorchio di un partito che boicotta Tav, Tap e qualunque opera sia strategica per favorire le imprese. Ecco perché l'estrema debolezza di Danilo Toninelli, incompreso ministro delle Infrastrutture ormai prigioniero del suo personaggio di gaffeur impenitente, sta alimentando gli appetiti di Salvini.

Se si arrivasse davvero a fare un tagliando al governo, infatti, è evidente che i due ministeri più in bilico non possono non essere quello di Toninelli e il dicastero della Salute, guidato dalla grillina Giulia Grillo, anche lei piuttosto di casa con gaffe e scivoloni. Due ministeri che oggi sono in quota M5s, certo. Ma non è affatto escluso che gli equilibri possano essere rivisti nel caso davvero Giovanni Tria stia pensando di lasciare via XX settembre. A quel punto, infatti, Salvini lascerebbe ai Cinque stelle la scelta del nuovo ministro dell'Economia per chiedere in cambio di poter indicare il successore di Toninelli.

Uno scenario che si concretizzerebbe solo se davvero Tria fosse ancora intenzionato a dimettersi.

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