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Partono le commissioni. Lotta su Vigilanza Rai e 007

Superato lo stallo sull'esecutivo si apre un'altra partita. In ballo i nomi di Borghi, Gasparri, Guerini e Minniti

Partono le commissioni. Lotta su Vigilanza Rai e 007

Novanta giorni dopo il voto, il Parlamento riapre con un governo in carica. E pensare che fino a pochi giorni fa la diciottesima legislatura rischiava di non vedere mai la luce tanto da costringere il capo dello Stato Mattarella a doverla sciogliere in estate. Chiusa la partita sull'esecutivo, si apre però ora il risiko delle commissioni. In assenza di una maggioranza chiara e di un'opposizione definita, infatti, non solo le Camere finora non hanno lavorato (gli stipendi sono arrivati lo stesso), ma non si sono neppure formati gli organismi parlamentari decisivi per i processi parlamentari, dove si esaminano i disegni di legge, si scrivono gli emendamenti, si dà il via libera o lo stop ai provvedimenti. Finora quelli lasciati in eredità dall'esecutivo uscente, come il decreto sull'Alitalia, durante lo stallo sono stati gestiti dalle commissioni speciali di Camera e Senato. Le quali ora che è stato superato l'impasse smetteranno di funzionare, per lasciare spazio alle ventotto commissioni permanenti di merito, oltre a quelle speciali e bicamerali. Già oggi nelle Capigruppo i presidenti di Montecitorio e Palazzo Madama chiederanno ai gruppi di indicare i rispettivi componenti di ciascun organismo: i singoli deputati e senatori avevano già dato indicazione delle commissioni alle quali essere assegnati, ma mancava l'ufficializzazione. E soprattutto mancano le nomine per le presidenze e le vicepresidenze.

Gli occhi sono puntati su una commissione cruciale per il programma del neonato governo giallo-verde: quella per la programmazione economica e Bilancio, da cui dovrà passare l'eventuale Flat Tax, il cavallo di battaglia del Carroccio, e tutti i nodi finanziari a partire dal Def. Ecco perché in queste ore circola il nome di Claudio Borghi. Sfumato un ruolo di governo per il responsabile economico della Lega, che un mese fa aveva mandato in fibrillazione i mercati per una dichiarazione su Mps, si apre la prospettiva di «consolazione» della poltrona di peso alla Camera.

Se la presidenza delle commissioni permanenti è affidata alla maggioranza, prassi vuole che alle opposizioni spetti la guida di quelle bicamerali. Ma non è escluso che l'esecutivo anti sistema M5s-Lega possa decidere di sovvertire le convenzioni. La battaglia per ora è tra i due principali partiti di opposizione, Forza Italia e Pd. Il primo potrebbe aggiudicarsi la Vigilanza Rai che fu dei cinque stelle con Roberto Fico: scemata l'ipotesi iniziale di una guida dem con il non renziano Luigi Zanda, si era poi diffuso il nome di Paolo Romani. In pole però ci sarebbe ora un altro forzista, Maurizio Gasparri. La Rai agli azzurri lascerebbe campo libero al senatore di Scandicci che ancora comanda le sue truppe democratiche, per raggiungere l'obiettivo del Copasir, il comitato parlamentare per la sicurezza che vigila sull'operato dei servizi segreti: l'idea era di piazzarci un fedelissimo del giglio magico come Luca Lotti - su cui già a dicembre 2016 si era consumata la rottura tra l'ex segretario Pd, che voleva affidargli la delega ai servizi segreti, e il premier Gentiloni che invece la tenne per sé - ma poi si è fatto strada il nome di Lorenzo Guerini, altro renziano, ma meno marchiato e più incline al dialogo. In questo caso resterebbe clamorosamente fuori da uno degli ambiti di sua stretta competenza, visto che è stato ministro dell'Interno e prima sottosegretario di Renzi proprio con quella delega, il dem Marco Minniti. La cui figura, viene evocata per la possibile guida della commissione antimafia finora tenuta da Rosy Bindi.

Ma i giochi si sono appena aperti.

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