Cronache

Passa con fiducia la "legge Concorrenza". Ma è una vittoria della lobby delle polizze

Dopo il pressing delle assicurazioni, alcune norme sono state depotenziate

Passa con fiducia la "legge Concorrenza". Ma è una vittoria della lobby delle polizze

Hanno ragione quei turboliberisti che restano convinti di come l'apertura dei mercati, per avere prezzi più bassi e servizi migliori, in Italia resti sempre una partita di veti reciproci a cui i partiti sono attentissimi per opportunità elettorali.

Lo dimostra la versione finale ddl Concorrenza votata ieri al Senato, blindata con la fiducia, «depurata» da alcuni provvedimenti sgraditi a lobby e corporazioni che, strizzando l'occhio alla politica, hanno appunto «trattato» per oltre due anni. A cominciare dal capitolo delle assicurazioni dove il pressing delle compagnie ha segnato qualche punto: la riforma - che secondo l'Ania, l'associazione che rappresenta i big delle polizze, avrebbe potuto abbattere le tariffe tra il 23 e il 28% - era stata stralciata per poi essere inserita parzialmente nel ddl Concorrenza. Disegno inizialmente collegato alla Finanziaria 2015 ma che dopo una gestazione parlamentare di ben 27 mesi ha visto la luce ieri: il governo ha incassato la fiducia con soli 146 sì e ben 113 no.

Cosa è rimasto dei punti combattuti a colpi di lobby dagli assicuratori e quali saranno i vantaggi per i consumatori? Vediamo. Il ddl prevede l'obbligo di sconti significativi - verificati dall'Ivass, l'autorità di vigilanza delle assicurazioni, ex post rispetto al precedente regime che prevedeva pianificazione ex ante - nel caso in cui il cliente accetti l'installazione della cosiddetta scatola nera (il dispositivo satellitare che monitora e registra le informazioni sul veicolo e sul comportamento del conducente) con costo a carico della compagnia. Il problema è che non esiste una politica di sconti sulla polizza che sia uguale per tutti e in casi di danni all'apparecchio o se viene disinstallato i costi sono a carico dell'assicurato. Una maggiore trasparenza verrà garantita nelle procedure di risarcimento con l'obbligo di fattura. Le compagnie, dal canto loro, potranno inoltre accedere alla banca dati dell'Ivass. Verrà predisposta una tabella unica nazionale sulle macrolesioni per i risarcimenti ma sarà individuato un tetto per il danno non patrimoniale derivante da micro e macro-lesioni.

Le compagnie saranno obbligate a fornire ai clienti informazioni esaustive circa le variazioni del premio in presenza di clausole bonus/malus. Sarà garantita l'irrilevanza di eventuali sottoclassi di merito per le polizze contratte dai familiari dell'assicurato e l'ultrattività della copertura Rc professionale per i risarcimenti chiesti per la prima volta entro i 10 anni successivi.

Ma cosa è invece sparito dalla riforma? Nel testo finito in aula al Senato manca la norma sul «diritto» per gli assicurati residenti nelle province con prezzi superiori alla media, se installano la scatola nera e non fanno sinistri per cinque anni, ad avere una tariffa uguale alla media nazionale. Norma guarda caso sgradita alle big delle polizze che sarebbero state contraria anche ai nuovi vincoli sulla trasparenza delle variazioni di prezzo sul bonus/malus.

Una delle «correzioni» che ha fatto più discutere riguarda però il ritorno del tacito rinnovo per le polizze del ramo danni. Al Senato era stato infatti esteso a tutto il ramo danni ma Montecitorio ha fatto marcia indietro per cui resta il divieto per l'Rc auto, ma non più l'estensione al resto. Ovvero alle polizze danni accessorie, come incendio, furto, casco, danni. Il Pd su questo fronte si è presentato tutt'altro che compatto: un emendamento presentato, ma non accolto, dal senatore Massimo Mucchetti mirava a eliminare il rinnovo.

Ieri Mucchetti non ha votato per protesta sottolineando che la legge sulla concorrenza si era trasformata su alcuni temi cruciali in «strumento per salvaguardare alcune grandi aziende».

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