Cronache

La passione del parroco «In croce» per i profughi

La sceneggiatura scritta da don Diego per fare riflettere sui problemi attuali

La passione del parroco «In croce» per i profughi

Ad Arcole in provincia di Verona, Gesù arriva su un barcone carico di migranti e il parroco che impersona Cristo si fa crocifiggere: mezzo nudo e a quattro metri d'altezza. Sembra un copione da Bagaglino, e invece è tutto è vero. Accade qui, nelle campagne veronesi, don Diego Castagna, 41 anni, si è fatto crocifiggere dai parrocchiani durante la via Crucis animata, andata in «scena» la vigilia della domenica delle Palme. In scena appunto.

Il don, nudo, avvolto solo da un lenzuolo bianco che gli copriva le parti intime, è stato fissato alla croce dai suoi stessi parrocchiani. Legato con le corde, si sentiva perfino il battere dei chiodi sulla carne. Per finta.

Dato che Don Castagna, appassionato di recitazione, ha scritto lui stesso la sceneggiatura della via Crucis, con la regia di Maffeo d'Arcole. E la sua Passione, ha detto, è stata per i profughi, le donne vittime di violenza e quelli che hanno perso il lavoro. L'idea è venuta per la presenza di un gruppo di migranti all'interno della comunità. Così, Gesù alias don Diego, è sbarcato ad Arcole da un barcone insieme a loro. Poi i profughi sono stati accolti da un gruppo di bambini e Cristo è stato accolto da due soldati romani che gli hanno messo subito sulle spalle la croce. Si vede don Castagna che procede a passo lento, con il peso sulle spalle che gli incurva il corpo, e che arriva fino alla chiesa davanti a una gabbia di «donne senza volto». Una prigione con donne picchiate, sfregiate e violentate che poi sono state liberate e infine si vede il don marciare sopra un carro con chi, disperato, ha perso il lavoro a causa della crisi. Impossibile evitare i riferimenti ai grandi colossi veronesi come Melegatti e Ferroli, storiche aziende.

La prima che a Natale è riuscita a spuntarla con la campagna nei social #noisiamoMelegatti e che ha fatto comprare pandori a chiunque; la seconda storica per la produzione di caldaie e condizionatori. Poi il don ha sfilato trascinandosi appresso la croce. Gli è perfino stato offerto del vino mescolato a fiele, che lui ha rifiutato. Poi, spogliato della veste e della tunica è stato crocifisso. Qui, dopo il grido «Eloì, Eloì, lemà sabactàni? - Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?», il parroco nelle vesti di Cristo è spirato, mentre gli oltre trecento fedeli presenti rimanevano in silenzio, sbalorditi di come nonostante il freddo, don Diego riuscisse a stare a quella altezza e a quella temperatura mezzo nudo. Una scena quella della crocifissione durata cinquanta minuti. «L'adrenalina e la grande motivazione interiore ha detto il don alla stampa locale mi hanno aiutato». Lui che a rappresentare Cristo ci è anche riuscito benissimo: alto, magro, capelli spettinati e barba da hipster.

«È una provocazione ha fatto sapere al Corriere del Veneto contiene molti elementi di contemporaneità: il tema dei profughi, quello della violenza contro le donne e la perdita del lavoro».

Commenti