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La paura fa 2018 Matteo ne approfitta

Renzi dovrà infatti coi scricchiolii del patto del Nazareno e con un Ncd inaffidabile. Ma potrà farsi forte di una pattuglia di parlamentari

La paura fa 2018 Matteo ne approfitta

La paura fa 2018. E puntella - almeno per il momento - Matteo Renzi e la sua maggioranza. Se nei prossimi mesi dovrà infatti vedersela con i troppi scricchiolii del patto del Nazareno e con un Ncd considerato ormai «inaffidabile», il premier potrà però farsi forte di una corposa e trasversale pattuglia di parlamentari. Sono i tanti, troppi che quasi certamente non saranno rimessi in lista e che pur di restare seduti sul loro scranno fino a fine legislatura (con annesso stipendio e, soprattutto, con la pensione che scatta dopo quattro anni, sei mesi e un giorno di mandato) sono pronti a sostenere qualunque maggioranza. Li chiamano «responsabili», un termine forse abusato da quando nel 2010 Antonio Razzi e Domenico Scilipoti conquistarono le luci della ribalta. In verità, oggi come allora, sono guidati da motivazioni più terrene che ideali.

Non essendoci Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi, però, difficilmente si aprirà il dibattito sul mercato delle vacche e sulla compravendita di voti. Eppure quel che si sta muovendo è qualcosa di molto simile a quanto accadde nel dicembre 2010, quando furono i cosiddetti «responsabili» a salvare l'esecutivo dopo la scissione di Gianfranco Fini. Oggi nel Pd non ci sono spaccature, ma certo il governo rischia di perdere una sponda decisiva come quella di Forza Italia e pure il sostegno di Ncd è destinato ad esaurirsi.

Ecco perché da settimane sono al lavoro gli ambasciatori di Renzi, al punto che ieri il vicesegretario del Pd Debora Serracchiani non ha escluso un «aiutino» auspicando che i parlamentari siano «consapevoli della responsabilità che hanno da qui a 2018». E alla Camera proprio ieri si è strutturato il gruppo Alternativa libera, composto da dieci ex grillini che stanno dialogando da tempo con Renzi. Ma a Montecitorio la maggioranza è bulgara e la partita che conta è quella del Senato. Qui si lavora su quattro fronti. Intanto quello del gruppo misto, dove ci sono ben 15 fuoriusciti dal M5S (almeno la metà sono considerati «acquisiti»). Poi c'è Area Popolare, visto che almeno cinque senatori non seguirebbero Alfano in caso di rottura. Terzo fronte il Gal, dove già tre senatori votano con la maggioranza. E infine Forza Italia, con il gruppetto di senatori che fanno capo a Denis Verdini e senza contare i tantissimi scontenti che tutto vogliono fuorché le urne.

Problemi di numeri, insomma, per il momento Renzi non pare averne.

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