Quirinale 2015

Il Pd apre le consultazioni e Grillo lascia la sedia vuota

Martedì i democratici incontrano gli altri partiti per confrontarsi sul nuovo capo dello Stato. Il leader M5S non andrà: "Il premier è un buffoncello, faccia lui i nomi"

Il Pd apre le consultazioni e Grillo lascia la sedia vuota

Ufficializzato il calendario degli incontri che fino a giovedì impegnerà il Pd per la scelta del prossimo inquilino del Colle. Le consultazioni prenderanno il via martedì nella sede del Partito democratico di largo del Nazareno alle 9.30. Già calendarizzata la gran parte dei confronti: la delegazione di Forza Italia guidata da Silvio Berlusconi sarà ricevuta alle 19. Nella stessa giornata dovrebbero arrivare al Nazareno anche Scelta civica, Ncd e Udc, Api (Rutelli) e gruppo misto. E poi ancora in tarda mattinata Renzi e la sua squadra incontrerà Partito socialista, Union valdotaine insieme con la Svp, Lega, Italia dei valori, Fratelli d'Italia, e Gal. Chiuderà la giornata delle consultazioni Sel, dopo che il premier avrà esaurito il confronto con i Popolari per l'Italia.

Ai giornalisti che lo hanno avvicinato ieri durante l'apertura della manifestazione in programma a piazza del Popolo Beppe Grillo ha offerto risposte evasive e sibilline circa gli incontri di martedì. Tanto che alla domanda se sarebbe andato con una delegazione del Movimento 5 Stelle a confrontarsi con Renzi ha commentato stizzito: «Al Nazareno? Non so cosa sia». «Non vengono? Ce ne faremo una ragione», replica Debora Serracchiani, vicesegretario del Pd. Controreplica di Grillo: «Renzi è un buffoncello. Non fa i nomi neppure al suo partito e poi chiede a noi. Ma vaffa...».

Nel calendario degli incontri, i più maliziosi vorrebbero che Renzi aggiungesse quello con il «nuovo» raggruppamento degli scontenti che covano proposte poco ortodosse all'interno del suo stesso partito. Per Massimo Cacciari si tratta già di un altro soggetto politico. Stessa opinione mostra Vendola che solidarizza, inaspettatamente, con D'Alema commentando: «Capisco il suo disagio». Per non parlare di Pippo Civati che ieri sul suo sito è stato coperto di insulti per aver avanzato un'ipotesi di accordo in aperto contrasto con quello immaginato da Renzi. Civati ha addirittura proposto, ironicamente ma non troppo, un candidato «nn» per il Quirinale. Un presidente, cioè, che non sia espressione dell'accordo con Forza Italia, chiamando a raccolta tutte le forze critiche da Sel al Movimento 5 Stelle, passando ovviamente per l'ampio gruppo di minoranza all'interno del Pd.

L'idea è già abortita dal momento che i grillini hanno risposto picche ecumenicamente sia a Renzi che allo stesso Civati. A quest'ultimo in buona sostanza non rimane che augurarsi che il vero dibattito per il Quirinale non si svolga al riparo delle quattro mura del Nazareno ma nell'ampio emiciclo di Montecitorio (e sarebbe la prima volta, ndr). È ormai sotto gli occhi di tutti che la partita del Quirinale (come già quella per l'Italicum) rischia di spezzare l'unità del partito. E sono in molti, quindi, ad appellarsi a Renzi affinché proponga un nome che prima degli avversari politici piaccia alla minoranza interna. Il bersaniano Alfredo D'Attorre, per esempio, ammonisce il premier a scegliere un nome che non divida come è successo per l'emendamento Esposito alla nuova legge elettorale.

Per quanto riguarda le votazioni Luigi De Maio, (M5S) prova a mettere il bastone tra le ruote a Renzi, chiedendo alla Boldrini di modificare il sistema delle votazioni a scrutinio segreto. La sua preoccupazione è che all'interno della cabina di voto ogni parlamentare possa fotografare il voto. In questo modo i «patti» siglati fuori dall'aula verrebbero gioco forza osservati.

E un altro esponente dei grillini, Roberto Fico, avverte il premier: «Che la scelta non cada su Amato» dice dal palco di piazza del Popolo «se non vuole che tutto il Paese si rivolti! E noi con loro».

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