Elezioni Comunali 2018

Comunali, così il centrodestra si è preso le roccaforti rosse

Il centrodestra, a trazione leghista, sfonda, il M5S vince al secondo turno mentre il Pd si rifugia nella costa adriatica. Questa la sintesi che emerge dall’analisi dei dati compiuta dall'Istituto Cattaneo

Comunali, così il centrodestra si è preso le roccaforti rosse

Il centrodestra sfonda, il M5S vince al secondo turno e il Pd si rifugia nella costa adriatica. È questa la sintesi che emerge dall’analisi dei dati compiuta dall'Istituto Cattaneo per quanto riguarda il secondo turno delle amministrative.

Il dato più evidente è il crollo del centrosinistra che amministrava 43 comuni su 76 (pari al 56,6%) e, ora, ne controlla soltanto 27 (pari al 35,5%) con un calo di 21,1 punti sul totale. Il centrodestra, a trazione leghista, passa 21 amministrazioni a 33, mentre le liste civiche o indipendenti, salgono da 7 a 11 Comuni.

Il M5S registra un sostanziale pareggio: 5 vittorie esattamente come nel 2013. Il Pd e il centrosinistra arrancano da Nord a Sud, ma soprattutto nelle (ormai ex) ‘Regioni Rosse’. Se da un lato il M5S si mostra una vera e propria "macchina da ballottaggio", la sinistra, secondo l'Istitituto di ricerche, non gode della stessa trasversalità. I pentastellati, una volta arrivati al secondo turno, riescono a conquistare i voti ottenuti dai candidati esclusi dopo il primo turno. Il problema è che i grillini vanno al ballottaggio solo in 7 comuni su 76 e ne conquistano 5, con un “tasso di vittoria” al secondo turno pari al 71,4%. A differenza del passato, però, il Movimento 5 stelle non riesce più ad attirare su di sé i consensi dell’elettorato di centrosinistra, complice, secondo l’Istituto Cattaneo, la sua entrata al governo in alleanza con Matteo Salvini. Ma questo 'disamoramento’ rimane al momento solo un'ipotesi tutta da verificare, e potrebbe un indizio che segnala una certa insoddisfazione dovuta all'alleanza con i leghisti. Complessivamente, le amministrazioni comunali hanno cambiato "colore" politico in 60 città su 111 e nella maggior parte dei casi (54%) ha perso la maggioranza uscente, ossia il centrosinistra che subisce 39 cambi di governo su 61 (pari al 64%).

"In tempi politicamente, socialmente ed economicamente turbolenti, più potere - osserva la ricerca - non implica soltanto più responsabilità, ma anche una più alta probabilità di essere scalzati dal governo". Gli esiti di questa tornata elettorale segnalano una migliore tenuta del centrosinistra nell'Adriatico (Ancona, Teramo e la Puglia). "Un indicatore dell'involontario mutamento che sta attraversando il Pd, non più dominante al Nord (al di fuori dei grandi centri urbani) e tendenzialmente più competitivo nelle zone dov'è meno radicato socialmente e non possiede una tradizionale storia di governo”, spiegano dall’Istituto Cattaneo. “

Dall'altra parte, il centrodestra – si legge ancora nell’analisi - sta mettendo solide radici nelle zone centrali del paese, a partire da quelle ex-rosse, confermando al contempo la sua diffusa presenza da Nord a Sud". Il "vento" del 4 marzo soffia soprattutto a favore della Lega,"rafforzando l'idea che non si tratta di un consenso episodico o fortuito, bensì radicato e diffuso nella società anche a livello locale". Il radicamento resta, invece, il tallone d'Achille per i grillini.

La "perdurante disorganizzazione" periferica, conferma la natura di "partito d'opinione su scala nazionale" che "produce tensioni e incertezze nell'intero sistema politico, lacerato tra un faticoso tripolarismo nazionale e un più o meno imperfetto bipolarismo municipale".

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