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Il Pd è geloso dell'«affaire» Buzzi e ora fa finta di scandalizzarsi Il partito di Renzi si butta a capofitto sui rapporti tra il ras delle coop e M5S ma dimentica i suoi guai con Mafia capitale

Patricia Tagliaferri

Roma Paola Muraro al telefono con il ras delle coop Salvatore Buzzi? Apriti cielo. Il Pd, che da giorni chiede le dimissioni dell'assessore all'Ambiente del sindaco di Roma Virginia Raggi per lo scandalo delle consulenze all'Ama, si butta a capofitto sulla notizia apparsa ieri su alcuni giornali per attaccare i Cinque stelle, dimenticando i tempi in cui sulle cronache impazzava ben altro binomio, quello Pd-Buzzi.

Adesso è tutta una corsa a scandalizzarsi per quel filo che appare legare l'assessore della Raggi al braccio destro di Massimo Carminati in Mafia Capitale. Il Pd attacca, polemizza, si scandalizza. A scherzarci su, si potrebbe dire che i dem sono quasi gelosi di aver scoperto che Salvatore Buzzi non è cosa solo loro. Proprio il partito che a causa dell'inchiesta «Mondo di Mezzo» ha pagato un grosso prezzo elettorale, ora sale in cattedra e punta il dito.

Già di prima mattina parte la cosiddetta batteria dei «dichiaranti». Matteo Orfini, commissario del Pd di Roma e presidente nazionale del partito, affida a Twitter le sue rimostranze: «Muraro parlava di appalti con Buzzi e si faceva segnalare in Ama dal marito carabiniere. Il tutto mentre gridava a gran voce onestà». Anche il senatore Pd, Stefano Esposito, non si lascia sfuggire l'occasione per attaccare l'assessore. Twitta: «A Buzzi servono notizie su un appalto da 21 milioni di Ama? Chiama la Muraro e lei risponde. Avete capito bene. #murazzopoli». Emanuele Fiano, componente della segreteria Pd, infierisce sulla Raggi colpevole a suo dire di difendere «il trio Muraro-Buzzi-Panzironi». I rapporti dell'assessore con quest'ultimo, ex amministratore delegato di Ama sotto processo perché secondo i pm a libro paga di Buzzi, sono già tra gli aspetti dell'inchiesta della Procura di Roma sui rifiuti che i magistrati vogliono approfondire. A settembre l'indagine entrerà nel vivo. Per il momento la questione è solo politica. E il clima, dopo le ultime rivelazioni sui rapporti della Muraro con Buzzi, si è fatto incandescente. Alessia Morani, vicepresidente dei deputati Pd, con l'hashtag «dimissioni subito», cinguetta: «Di Maio non ha nulla da dichiarare su Buzzi e Muraro?». Per il deputato Pd, Andrea Romano, la Muraro «ha molte cose da chiarire».

Sono bastate tre telefonate dell'assessore con il re delle coop, neanche trascritte dai magistrati perché ritenute penalmente irrilevanti, a collegare la Raggi e i grillini a Mafia Capitale. E a dare il via al Pd. Come se il partito democratico sull'inchiesta romana non ci avesse rimesso la faccia e perso un ballottaggio.

Lo stesso Orfini, a poche ore dalla straripante vittoria della Raggi, disse che «la sconfitta era colpa di Mafia Capitale», consapevole che tutte quelle volte in cui nelle carte della Procura il Pd era stato associato a Buzzi non potevano non aver lasciato il segno negli elettori, in chi aveva letto che parte degli stipendi del Pd nel settembre del 2014 vennero pagati dal solito Buzzi o che il presidente della 29 giugno aveva tra i suoi sponsor l'europarlamentare del Pd, Goffredo Bettini.

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