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Il Pd in mille pezzi chiama la Croce rossa Ma è rivolta nell'ente

Il presidente dem Orfini esulta per l'intesa, il numero uno Cri lo sbugiarda: nessun accordo

Il Pd in mille pezzi chiama la Croce rossa Ma è rivolta nell'ente

Povero Pd. Scisso, spezzato, dilaniato, ferito. Con un partito così, al presidente dem Matteo Orfini non restava che chiamare i soccorsi - o il prete. Per ottimismo, o per non mettere in discussione la laicità del partito, Orfini ha scelto la prima opzione. Rivolgendosi alla Croce Rossa per rilanciare un po' l'immagine piddina, siglando con il segretario generale della Cri, Flavio Ronzi, una «lettera d'intenti» nella quale il partito la cui leadership si deciderà tra pochi giorni, alle primarie, chiede una mano alla Croce Rossa per avviare insieme una serie di attività, tra le quali pure l'utilizzo dei circoli come «hub del volontariato».

Segue immancabile il comunicato trionfale sul sito del Pd, la foto di Orfini che stringe la mano al segretario generale crocerossino, il tweet notturno dello stesso presidente dem in cui si annuncia al mondo l'«accordo» e via così, di social in social, di sfottò in sfottò («Magari dandovi al volontariato ci fate più bella figura», ironizzano su Twitter). Battute a parte, il «tesseramento» della Croce Rossa sembra un buon colpo mediatico, oltre a rilanciare l'immagine dei circoli usciti a pezzi due anni fa dal rapporto di Fabrizio Barca: meglio hub del volontariato che circoli «dannosi», senza dubbio.

Però c'è un però. L'asse Pd-Croce Rossa viola alcuni dei sette principi fondamentali che regolano la vita dell'organizzazione. E che, tra l'altro, affermano l'impegno a essere imparziali, indipendenti e neutrali. Qualcuno in Croce Rossa legge l'annuncio di Orfini e sobbalza. Così al cinguettio del presidente Pd replicano i tweet del presidente nazionale di Croce Rossa, Francesco Rocca, e l'indomani anche dell'account ufficiale Cri, entrambi gelando l'entusiasmo dem per il volontariato: «Avete firmato proposta di accordo, non accordo. Il consiglio direttivo nazionale di #CroceRossa non si è ancora espresso».

Orfini è sbugiardato, eppure non si scompone. Nemmeno quando, in pieno ponte del 25 aprile, arriva anche il comunicato di smentita ufficiale con cui Croce Rossa nazionale taglia la testa al toro, e spiega che «non esiste un protocollo» ma una semplice «richiesta di collaborazione pervenuta dal Pd» che, comunque, dovrà passare al vaglio del consiglio direttivo.

Peccato - e per fortuna di Orfini - che non è solo la tempistica a insabbiare il comunicato, ma anche una mano (informatica) galeotta dentro la Cri. Una mano che dall'interno nasconde quel comunicato, infilandolo - senza titolo - nella sezione «emergenze» del sito di Croce Rossa, rendendolo invisibile. Una «cortesia istituzionale» nei confronti di Orfini e del Pd? O un modo per non sconfessare anche il segretario generale Ronzi che quel «non accordo» lo ha firmato, lasciandosi poi immortalare con Orfini? Lui, Ronzi, sull'Huffington dove tiene un blog si presenta così: «Senza filtri, quasi strabordante, sempre straniero, spesso mediocre, mai rassegnato, troppo realista, ogni tanto etero». Forse ha strabordato anche questa volta. E qualcuno lo ha coperto, salvando lui, il Pd e Orfini da una spiacevole smentita pubblica. Adesso qualche spiegazione la dovrà anche lui, che si è presentato a sottoscrivere un accordo con un partito politico, in odore di violazione dei principi fondamentali e senza prima consultarsi con i suoi organi direttivi.

Insomma, attenzione: di questi tempi, avvicinarsi al Pd più divisivo di sempre può essere contagioso.

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