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Pd, è il momento della frattura: la minoranza diserta la direzione

Riunisce riunisce la direzione piddì, ma molti big disertano. Bersani: "Discutere sul serio". E Guerini: "Eccesso di polemica inutile". Il Pd va in frantumi

Pd, è il momento della frattura: la minoranza diserta la direzione

Matteo Renzi riunisce il partito, ma si trova col cerino in mano. Coi compagni di partito vuole mettere sul tavolo le riforme del 2015. C'è da discutere di scuola, Rai, ambiente e Fisco. Ma in platea non c'è il gran pienone di un tempo. La direzione del Pd è monca: la minoranza dem ha deciso di disertare l'appuntamento perché fortemente critica con le modalità di gestione del parlamento da parte del premier. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il varo del Jobs Act. E ora Renzi si trova con un partito in frantumi.

L'assenza più assordante è sicuramente quella di Pier Luigi Bersani. Ieri ha annunciato con parole molto dure che avrebbe disertato le quattro ore di confronto organizzate da Renzi al Nazareno su Rai, fisco, scuola e ambiente. "Rubricare tutto in una logica di potere è un insulto. Esistono le idee, combattere anche solo per le idee - ha messo in chiaro Bersani - bisogna che questa nuova generazione se lo metta in testa questo piccolo particolare". Con lui mancano tanti altri esponenti della minoranza piddì che, soprattutto dopo il voto sul Jobs act, dichiarano di sentirsi "presi in giro" dal segretario. "Polemiche sterili e ingiustificate", replica con altrettanta nettezza Renzi, "stupito" dall'aventino della minoranza. Il premier dichiara di non comprendere "chi gioca la carta della polemica interna" a fronte del suo invito al confronto. "Tutte le principali decisioni di questi 15 mesi - sottolinea - sono state discusse e votate negli organismi di partito". E rivendica di essersi sempre misurato su tutti i temi con un metodo "aperto e inclusivo", tutt’altra cosa rispetto ai "caminetti ristretti del Pd vecchia maniera".

Renzi non sembra convincere i malpancisti del Pd. Chi ha deciso di declinare l’invito, lo fa a titolo personale. "Nessun ordine di scuderia", assicurano i bersaniani. Ma di fatto tanti parlamentari di Area riformista e di sinistra dem, oltre ai civatiani, hanno deciso di non partecipare. Gianni Cuperlo, leader di Sinistra Dem, scrive a Renzi per motivare l’assenza dell'area. "Sul jobs act il governo ha ignorato esattamente suggerimenti e linee votati dalla direzione, sulla riforma costituzionale non avete tenuto conto neppure di un voto - sostiene - le idee non ci mancano, le sottoporremo ai gruppi. Il problema è se uno le ascolta". La misura, insomma è colma. "L'appuntamento di oggi? Non mi sembra una formula utile e seria", dice Alfredo D’Attorre. La frattura è consumata.

"Mi pare ci sia stato un eccesso di polemica, che a mio parere non è utile, ma rispetto le opinioni di tutti, anche quelle che non condivido", commenta il vice segretario Pd Roberto Guerini che non ha affatto gradito le dichiarazioni di Bersani ad Avvenire. A polemizzare con Renzi, però, non ci sono solo le teste calde della sinistra dem.

Anche la base è in fermento, come dimostrano gli studenti che durante la direzione hanno protestato davanti al Nazareno.

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