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Il Pd straccia i voucher e cancella il referendum

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Il Pd straccia i voucher e cancella il referendum

Chi dovesse ancora avere dubbi su quanto sia strumentale e politico il dibattito sui voucher, se li può fare passare leggendo le cronache politiche di ieri. Pur di evitare il referendum, il Partito democratico sta pensando di abolire del tutto lo strumento nato per dare una risposta ai tanti mini lavori che, per burocrazia e costi eccessivi, sfuggivano al fisco e alla previdenza. «Le ipotesi in campo sono due: abolizione totale dei voucher o mantenimento dei buoni lavoro solo per le famiglie», ha spiegato ieri il capogruppo democratico alla Camera Ettore Rosato. Per le imprese (per cui l'utilizzo sarebbe comunque precluso) si penserebbe a «strumenti alternativi». L'obiettivo è «superare il referendum, perché uno scontro non è utile», ha spiegato l'esponente dem.

Da una parte una resa totale alle tesi dei referendari, Cgil in testa, che chiedono proprio la cancellazione dello strumento. Dall'altro, quello che emerge dalla riunione dei deputati Pd, è la voglia di ripartire da zero, magari riproponendo una versione diversa dei ticket che possa anche includere le imprese, escluse dal testo di riforma depositato alla Camera.

Paradossalmente l'ipotesi più radicale dovrebbe facilitare un ritorno dei voucher come chiedono i settori interessati, in particolare il turismo e la ristorazione.

Il compromesso proposto dal Pd in commissione Lavoro corrisponde alla cancellazione dello strumento, come ha ricordato ieri Tito Boeri. La scelta di limitarli alle famiglie «equivarrebbe di fatto a cancellarli, a questo punto sarebbe meglio abrogarli del tutto. Di questo bisogna essere consapevoli». La spiegazione sta nelle cifre, fornite dal presidente dell'Inps. «Oggi solo il 3% dei voucher viene utilizzato direttamente dalle famiglie e visto che poi i buoni sono lo 0,40% delle ore lavorate in Italia, se noi ne circoscrivessimo l'uso alle sole famiglie si ridurrebbe l'incidenza delle ore lavorate dello 0,001% sul totale delle ore. Di fatto equivarrebbe a cancellare del tutto questo istituto», spiega Boeri.

L'idea di abrogare i buoni lavoro, dietro la promessa di un ritorno, non è dettata da motivazioni di merito, come quelle illustrate da Boeri. L'obiettivo è evitare il voto e, proprio per questo, dalle parti del Pd si pensa anche di superare le leggi sugli appalti ed evitare del tutto le urne. Proprio per questo, ha spiegato ieri il presidente della Commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano, il governo dovrebbe intervenire con un decreto. Troppo tardi per portare a termine una legge in tempo, visto che il testo è stato incardinato soltanto nella giornata di ieri (martedì, ndr)».

Tra le categorie che si sono schierate contro l'abolizione anche gli agricoltori.

Cancellare i voucher, ha protestato Coldiretti, «favorisce il sommerso e fa perdere opportunità di integrazione al reddito nel rispetto della legalità a pensionati e giovani studenti impiegati esclusivamente in attività stagionali, che ne possono essere gli unici beneficiari».

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