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Il Pd tenta di rompere l'isolamento E convoca i sindacati al Nazareno

I bersaniani sfidano Renzi sul Fiscal compact: togliamolo insieme

Il Pd tenta di rompere l'isolamento E convoca i sindacati al Nazareno

Roma - Orrore a sinistra. Matteo Orfini ha messo incinta il Pd e vuole attenderne i risultati. «Quel che stiamo costruendo lo vedrete tra nove mesi», annuncia con malcelato orgoglio il presidente pidino alla sua personale festa, che si tiene a Fiuggi e si chiama «Left Wing».

Uno dei principali problemi del Pd è che ormai, scoperchiato il vaso da Renzi, ognuno può dire la sua impunemente. Così Orfini racconta che il Pse «sta in piedi grazie al Pd che ne è la guida politica (abbiamo capito finalmente perché la crisi del socialismo europeo è definitiva e mortale); che il «cattivone» Bersani ha regalato il Fiscal compact agli italiani («Ce lo fece votare senza discutere», tutti zitti e mosca lo fecero, lui per primo); che il suo vecchio maestro D'Alema più o meno si è rincoglionito («D'Alema non è più D'Alema»). Invece Orfini, che ancora ritiene di «fare cose di sinistra», è ancora Orfini e dunque sarà giusto dare il giusto peso alle sue esternazioni, delle quali se ne potrebbe salvare giusto una: che è inutile, anzi «una grottesca perdita di tempo», passare i prossimi otto-nove mesi a discutere con i fuoriusciti dal Pd «di quanto ci vogliamo bene o non ci vogliamo bene». Ha ragione: finirebbe a sediate prim'ancora di cominciare. La cartina di tornasole è già bella e pronta, e viene fornita dall'«ex» Alfredo D'Attorre, già deputato bersaniano. «Orfini ribadisce la surreale accusa a Bersani di aver imposto l'approvazione del Fiscal compact e del pareggio di bilancio in Cosituzione - dice D'Attorre - Se Renzi e Orfini vogliono fare sul serio, gliene daremo l'opportunità: nei prossimi giorni ripresenteremo la proposta di modifica dell'art. 81 della Costituzione. Se il Pd ora ci sta, la modifica può essere approvata a maggioranza qualificata in pochi mesi, prima della fine della legislatura. Così vedremo se Renzi vuole davvero passare dalle parole ai fatti». Resterà lettera morta.

Intanto il Nazareno sta cercando riparo alla gigantesca rissa messa in moto dal leader con il suo libro e le sue spericolate ricostruzioni. Delrio, che gli vuole un gran bene, lo difende addirittura a occhi chiusi: «Non vedo l'isolamento del segretario - dice a Repubblica -, non vedo questa discussione tra correnti» (sullo stesso giornale viene proposta un'intervista a Cuperlo che annuncia di essere ormai stanco della «clava di Renzi» e ormai sull'uscio, addolorato e pronto ad andar via). Proprio per questo il vicesegretario Martina ha avuto l'incarico dal consigliere di Renzi, Nannicini, di incontrare oggi pomeriggio al Nazareno i segretari di Cgil, Cisl e Uil per riallacciare i fili e «decidere assieme l'agenda dei prossimi cinque anni».

In tutta Italia, invece, prosegue l'emorragia di funzionari che dal Pd passano agli odiati «cugini» bersaniani. L'ultimo «censimento» dà 23mila iscritti a Mpd in soli quattro mesi: si tratta per lo più di consiglieri regionali, segretari provinciali, sindaci. Non è detto che portino voti, certo, però almeno ci proveranno. Così come ieri alla festa civatiana di Reggio Emilia i quattro leader giovani di Possibile, Si, Mpd e Campo progressista, hanno firmato un appello comune per giungere alla lista unitaria.

Sul palco Civati, Fratoianni, Speranza e Cappelli (rappresentante di Pisapia): se son rose fioriranno.

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