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Pd, dopo il voto la resa dei conti: pronta la nuova rottamazione

Dopo le Regionali scatta la resa dei conti. Renziani furibondi: "Dobbiamo rivoltare il partito come un calzino". Ora è caos

Pd, dopo il voto la resa dei conti: pronta la nuova rottamazione

Nel Pd adesso è resa dei conti. Il verdetto delle Regionali pesa come un macigno sul Nazareno e adesso lo scontro tra minoranza e renziani è più acceso che mai. Di fatto la mosa della Bindi a 48 ore dal voto e la lista degli impresentabili infiamma le due fazioni, a questo va aggiunto il flop dellla Liguria che sancisce lo sgambetto a tavolino della minoranza ai renziani. Nonostante la candidatura della Pastorino non abbia avuto conseguenz ein termini di cifre sul flop dem all'ombra della Lanterna, Matteo Renzi vuole regolare subito i conti dentro le mura democratiche. Secondo alcune indiscrezioni lo sfogo del premier con i suoi sarebbe stato duro: "Pensate che questo voto, solo perché la Liguria è andata a Toti, mi fermerà? Sbagliate, io andrò avanti più deciso di prima. E’ finita 5 a 2, per me va bene". E ancora: "Ci guarderemo tutti finalmente nelle palle degli occhi e voglio vedere che cosa ha il coraggio di dire chi ha rilasciato dichiarazioni contro il partito proprio il giorno del voto". Il segretario e i suoi fedelissimi mettono in conto possibili ulteriori fuoriuscite, dopo quella di Civati.

Fassina è già sul piede di guerra: "La scissione l’ hanno già fatta gli elettori, solo Renzi non la vede. Senza fare paragoni con le Europee, qua parliamo di 600mila voti in meno rispetto alle regionali di cinque anni fa. E in Veneto c’ è stato il peggior risultato della storia del Pd. Non so se mi spiego". Così per difendere la roccaforte renziana, il premier prepara nuovi assetti nel partito e nuove nomine. Per Luca Lotti sarebbe pronto il ruolo di vicesegretario, una sorta di longa manus di Renzi al Nazareno. Inoltre pronta anche la nomina per il nuovo capogruppo alla Camera dopo l'addio di Roberto Speranza: potrebbe arrivare Guerini.

“Se vogliamo durare fino al 2018, bisogna che la maggioranza di governo funzioni”, dicono dalla cerchia del premier. “Bisogna rivoltare il partito come un calzino…”. Perché uno dei problemi di queste regionali è stata l’assenza di candidati figli del nuovo corso renziano. Di fatto Paita e Moretti hanno deluso le aspettative del premier. Ed entrambe non possono essere considerate fedelissime. Così via la giro di poltrone e di nomi. "Fino a oggi", spiega un dem vicino al premier al Messaggero, "ci siamo potuti permettere di lavorare più sul governo e meno sul partito. Adesso si cambia, parte la nuova rottamazione. Non è possibile che non si riesca a portare a livello locale il consenso che Renzi ha nel Paese. Dovremo far piazza pulita della vecchia classe dirigente locale, cancellare i capi bastone della Ditta sul territorio. Fino a ieri potevamo far finta di non vederli, d’ora in poi no...". La rivoluzione riguarda anche i gruppi parlamentari. "Per oltre un anno ci siamo comportati in modo molto liberale, abbiamo permesso voti in dissenso e perfino uscite dall’aula quando c’era da votare la fiducia", spiegano al Nazareno, "ora basta. Chi non è d’accordo, va via. I numeri non ci preoccupano". La ri-rottamazione è alle porte.

Ma il Pd questa volta potrebbe uscirne con le ossa rotte.

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