Politica

Un peccato ridursi dalle camicie nere alla cronaca nera

Non è una novità che molti politici resistano a tutto tranne che alla tentazione di rubare, non tanto per il partito quanto per se stessi.

Un peccato ridursi dalle camicie nere alla cronaca nera

Non è una novità che molti politici resistano a tutto tranne che alla tentazione di rubare, non tanto per il partito quanto per se stessi. Non la faremo lunga per deplorare i protagonisti dell'ultimo scandalo, quello di amministratori pubblici accusati di aver organizzato un'associazione per delinquere nonché di essere alle dipendenze della criminalità romana. Ricordiamo che tra gli indagati c'è l'ex sindaco Gianni Alemanno (non arrestato) e vari esponenti del Pd. Ciò per sottolineare un fatto acclarato: i furbacchioni costituiscono una categoria trasversale a ogni schieramento.

Il Giornale ha già commentato le schifezze emerse dall'inchiesta (in corso) che riguardano sia il Comune di Roma, sia la Regione Lazio. C'è un aspetto però meritevole di approfondimento. Intanto constatiamo che le formazioni estremistiche in Italia sono destinate a fare una brutta fine. La sinistra spinta, da Rifondazione comunista a vari gruppuscoli contrassegnati da sigle semisconosciute, si è sbriciolata e dispersa. Non esiste.

Coloro che nel Pd contestano la politica di Matteo Renzi di estremo hanno soltanto il tenace attaccamento alle regole, scritte e orali, delle defunte Botteghe Oscure. Sono innocui e infastidiscono soltanto il leader del partito, ma non pare possano imporsi sul piano elettorale. La destra, invece, non si è limitata a frantumarsi e a rendersi ininfluente nei grandi giochi di potere: si è trasformata in un coacervo dove spiccano fior di farabutti, ex picchiatori, terroristi e individui incapaci di attenersi alle norme di vita civile, ma capacissimi d'intrufolarsi nel Palazzo allo scopo di depredarlo.

Questo è il punto. Usciti dalle catacombe grazie a Mani pulite, i fascisti (o ex tali) hanno cessato di cantare Faccetta nera e di menare le mani, trovando più vantaggioso dedicarsi all'accaparramento di posti e sottoposti dotati di ricco portafoglio. Sono entrati trionfalmente in Rai, nei ministeri e negli enti. Hanno piegato il cameratismo all'esigenza di aiutarsi l'un l'altro ad assicurarsi greppie in cui nutrirsi. Non hanno perso tempo e hanno recuperato quello sprecato negli anni in cui l'arco costituzionale li aveva condannati all'isolamento, giudicandoli indegni.

Ma hanno esagerato. Non sono stati all'altezza delle loro ambizioni. Pretendendo troppo, persino di scalzare Silvio Berlusconi, sono caduti come corpi morti cadono. Spariti dalla scena, hanno però conservato agganci remunerativi con esponenti della malavita. Brutta storia. Nel momento in cui hanno morso la mano di chi li aveva sdoganati, e si sono illusi di sfondare mettendosi in proprio, hanno rivelato la loro pochezza e si sono rifugiati non più nelle catacombe, bensì nelle fogne. Sopravvive orgogliosamente soltanto Giorgia Meloni e la sua orchestrina di Fratelli d'Italia, per ora.

Gli altri hanno fatto perdere le loro tracce: da Gianfranco Fini in giù, non si leggono notizie di camerati eccetto che nella cronaca nera.

Si ha così l'ennesima conferma che le ali estreme degli schieramenti, fascisti e comunisti, sono macchiate da un peccato originale che impedisce a esse di pesare in politica. Non godono della fiducia popolare. Sotto le camicie nere e rosse non c'è niente. La democrazia non fa per coloro che le portano ancora.

Per alcuni, in compenso, si apriranno i cancelli di Regina Coeli.

 

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