Economia

In pensione a 67 anni anche donne e "precoci"

Salve 15 categorie, dai siderurgici agli agricoli Delusi i sindacati: «È solo un lavoratore su dieci»

In pensione a 67 anni anche donne e "precoci"

Roma - I lavoratori che oggi usufruiscono dell'Ape sociale più quattro categorie: i marittimi, i pescatori, gli agricoli e i siderurgici. Niente per donne e precoci. Il governo ha scoperto le carte ufficializzando quali categorie non subiranno l'aumento dell'età pensionabile di 5 mesi nel 2019.

Alla seconda riunione del tavolo tecnico che si è riunita ieri, l'esecutivo ha sostanzialmente confermato l'esclusione dallo scatto a 67 della platea interessata dall'Ape, quindi - oltre gli usuranti che sono già esclusi - anche i lavori gravosi. Sono le 11 categorie già individuate dalla legge di Bilancio del 2017 (addetti alla concia di pelli, ai servizi di pulizia, facchini, conducenti di bus e treni, guidatori di gru, infermieri, maestre d'asilio operai edili, operatori ecologici, addetti alla cura di persone non autosufficienti).

A questi l'esecutivo ha aggiunto quattro categorie che non rientrano tra i beneficiari dell'anticipo pensionistico. I lavoratori dei settori marittimo e siderurgico e gli agricoltori.

Esclusi i lavoratori precoci, che sono parte dell'Ape sociale. Niente da fare nemmeno per le donne. I sindacati avevano chiesto di includere perlomeno le madri, visto che sono penalizzate da carriere discontinue.

«Troppo poco», ha commentato il segretario confederale della Uil Domenico Proietti. «È una proposta insufficiente - ha aggiunto il sindacalista - perché copre meno del 10 per cento della platea. Occorre estendere il blocco a una platea più ampia e significativa».

Intanto due assist importanti al governo arrivano da Bankitalia, dalla Corte dei conti e dall'Ufficio parlamentare di bilancio. La prima con un chiaro invito a non fare passi indietro con la legge di bilancio, la seconda con l'auspicio che gli interventi siano limitati. «Nel lungo periodo la sostenibilità delle finanze pubbliche poggia in larga misura sulle riforme pensionistiche introdotte in passato, che assicurano una dinamica della spesa gestibile nonostante l'invecchiamento della popolazione. È importante non fare passi indietro», ha sottolineato il vice direttore generale della Banca d'Italia, Luigi Federico Signorini nel corso dell'audizione sulla manovra in Senato. «È importante non tornare indietro - ha spiegato - perché la riforma pensionistica è una questione chiave che contribuisce nel lungo periodo a mettere le finanze pubbliche italiane in una luce migliore di quella che si potrebbe avere guardando alla sola dimensione del debito». Il presidente della Corte dei Conti Arturo Martucci di Scarfizzi, ha auspicato che gli interventi sulle pensioni siano «disegnati in maniera tale da limitare la platea dei destinatari alle situazioni di effettivo disagio, il tutto anche per minimizzare gli ovvi effetti di frammentazione che essi finiscono per produrre». Poi devono essere «articolati nel modo più chiaro possibile per favorirne la celere implementazione». Un invito a non rendere confuse le esenzioni dallo scatto a 67 anni.

Ogni intervento, ha aggiunto il presidente dell'Ufficio parlamentare di Bilancio Giuseppe Pisauro deve essere coperto.

«Dal punto di vista delle tendenze di lungo periodo è chiaro che si possono fare tutti gli interventi che uno vuole però bisogna trovare risorse sostitutive perché il quadro dei conti e quello che è, e prevede una spesa pensionistica comunque in crescita nei prossimi anni anche con la legislazione attuale».

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