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Pensioni, è caos totale: vogliono tagliarle ma non sanno come

Il sottosegretario all'Economia è in contrasto con il presidente Inps Boeri. Il governo vorrebbe tagliare. Ma Poletti ammette: "Non siamo in grado di rispondere"

Pensioni, è caos totale: vogliono tagliarle ma non sanno come

Pierpaolo Baretta, sottosegretario all'Economia e con un passato di sindacalista della Cisl, indica cinque soluzioni alternative pur di contrastare le idee di Tito Boeri sulla riduzione dell'assegno, in caso di pensione anticipata.

Stimolato dal presidente del Consiglio, favorevole al ritiro anticipato («dobbiamo consentire alle nonne di stare con i nipoti», ha detto Renzi), il commissario dell'Inps ha in passato suggerito che se un lavoratore si vuole ritirare prima dall'attività lavorativa vedrà il proprio assegno calcolato con il sistema contributivo.

Insomma, a conti fatti, quel lavoratore se vuole lasciare il lavoro prima dei 66 anni deve rinunciare a circa un terzo della pensione. Una soluzione poco gradita dal governo, che teme un'invasione di campo di Boeri. Nasce così un'esplosione di proposte alternative. Solo Baretta in un'intervista al Corriere , ne fa cinque.

La prima. Chi lascia il lavoro prima del tempo ha un taglio permanente dell'assegno. E non più limitato (come previsto attualmente) fino al raggiungimento dell'età di pensione.

La seconda. Taglio percentuale graduale della pensione: 2 per cento il primo anno, 5 per cento, dopo due anni, 8 per cento dopo tre anni.

La terza. Taglio dell'assegno in funzione del reddito. Per una pensione tre volte il minimo, la riduzione in caso di uscita anticipata, potrebbe essere del 2 per cento. Per chi prende pensioni superiori ai 2.500 euro al mese, «un po' di più», dice il sottosegretario.

La quarta. Facoltà di uscire dal mondo del lavoro graduale: un anno nel 2016, due anni nel 2017, tre anni nel 2018. «E così via».

La quinta. Baretta conferma l'ipotesi di “premiare” i lavoratori che restano al lavoro oltre i 66 anni. Soluzione che deve trovare d'accordo anche le imprese. E che venne sperimentata, senza grandi successi, già una decina di anni fa. Quando Baretta, prima di fare il sottosegretario ed il parlamentare Pd, era un segretario confederale della Cisl.

Di fronte a questo turbinio di proposte (che certo non agevolano la scelta ai prepensionandi), il ministro del Lavoro prova a fare chiarezza. Rispondendo ad una domanda al termine del consiglio dei ministri che cercava di chiarire se la legge di Stabilità conterrà norme sulla riforma della legge Fornero, Giuliano Poletti commenta: «non siamo in grado di dare una risposta».

Insomma, il ministro competente non sa dire se la manovra (che il governo deve presentare entro il 15 ottobre) conterrà o meno una delle proposte suggerite dal sottosegretario all'Economia, o quella avanzata dal presidente dell'Inps. Con buona pace dei pensionati.

C'è anche un'altra lettura, oltre a quella della reticenza. Vale a dire, il governo sta creando un caos organizzato sul tema dei ritiri previdenziali anticipati così da disincentivare quei pensionati che, potenzialmente, erano intenzionati ad abbandonare prima del tempo previsto il posto di lavoro.

L'incertezza dell'ammontare del taglio e la poca chiarezza sul veicolo legislativo che lo introdurrà consiglierà molti pensionati a non presentare domanda.

Di certo, se la misura non entrerà a far parte della Legge di Stabilità difficilmente potrà produrre effetti nel 2016.

La riforma della legge Fornero attraverso una legge ordinaria innescherebbe ulteriori tensioni all'interno del Pd.

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