Perché il Pd non mangerà il panettone
25 Agosto 2015 - 15:26La vera bomba che sta per esplodere sotto la sedia del governo è la legge di stabilità
Lo scoppio della bolla cinese irrompe non solo sui mercati ma anche nel già disastrato quadro politico italiano, la cui fragilità è strettamente legata agli sviluppi delle vicende economiche. È vero che settembre sarà il mese in cui verranno al pettine vicende che oggi appaiono centrali, come la riforma del Senato o la normativa sulle coppie di fatto, ma la vera bomba che sta per esplodere sotto la sedia del governo è la legge di stabilità, cioè con quale ricetta fiscale Matteo Renzi intende tenere in piedi i conti dello Stato. E qui la vicenda cinese non aiuta certo all'ottimismo. In questo clima di incertezza e paura sono immaginabili concessioni europee ai vincoli di bilancio? Non penso, credo invece che il premier stia per affrontare un autunno rovente, stretto tra crisi economica, emergenza immigrati e i suoi che lo aspettano al varco col coltello tra i denti con soluzioni opposte alle sue.
Ed ecco il punto centrale di tutta la questione. Il Pd è ancora il partito in grado di sostenere il governo in un momento così complicato? Le avvisaglie agostane dicono che no, Renzi non ha più - ammesso che lo abbia avuto in passato - un partito alle spalle disposto a seguirlo compatto nella sua avventura di governo, soprattutto su temi sensibili come fisco e lavoro. Sapendolo, il premier si è premurato in questi mesi di riempire il bagaglio di ruote di scorta, grillini delusi, forzisti perplessi e cani sciolti più o meno presentabili. Ma proprio nel «cambio gomme» in corsa si annida il pericolo dell'incidente fatale. Non tanto al governo, che potrebbe sfangarla in Aula e ripartire, ma al Pd stesso. Renzi si sta mettendo sulle orme di Fernando Tambroni, il primo ministro Dc che nel 1960 ottenne la fiducia grazie al voto determinante di deputati e senatori missini. Grande scandalo e quello che successe è storia: i dc di sinistra si rivoltarono, i loro ministri si dimisero e Tambroni andò a casa in pochi giorni.
Ecco, io credo che gli elettori e la nomenclatura Pd, come quelli Dc di allora, non potrebbe resistere a un aiuto palese, decisivo e per loro politicamente imbarazzante. Nel '60 saltò il premier, oggi, più probabilmente, salterebbe il partito. E non è detto che a Matteo Renzi la cosa faccia paura. Forse è quello che cerca: liberarsi del Pd e lanciare al più presto il suo Partito della nazione. Prima che il Pd seppellisca lui. Tutto il resto, in confronto, sono bazzecole.
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