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Perfino i musulmani vietano le prediche in arabo

In Azerbaigian restrizioni per gli imam. Da noi il governo combatte la legge lombarda sulle moschee

Perfino i musulmani vietano le prediche in arabo

In Azerbaijan hanno tagliato la testa al toro subito dopo il crollo dell'Unione sovietica. Sì alla rinascita dell'Islam, ma nelle moschee divieto agli imam di tenere le prediche in arabo. Il sermone musulmano va pronunciato in azero, la lingua locale, fin dal 1992. Baku non è una democrazia come quella svizzera, ma neppure la Corea del Nord. Al di là delle accuse delle associazioni dei diritti umani l'Azerbaijan di Islam se ne intende. Oltre il 90% della popolazione è formalmente musulmana, in gran parte di fede sciita, anche se le istituzioni sono laiche e la costituzione garantisce tutte le religioni. «È una questione di logica. In Azerbaijan si parla la lingua nazionale, anche in moschea. - spiega al Giornale l'ambasciatore azero in Italia, Vafiq Sadiqov - Lo stesso Corano seppure originariamente in arabo è tradotto in diverse lingue. E poi anche per le altre religioni, come il cattolicesimo, non c'è più la messa in latino. In Francia la tengono in francese, in Italia in italiano e così via». Per uno dei primi paesi islamici ad avere proibito le prediche in arabo sembra quasi la scoperta dell'acqua calda.

A casa nostra, al contrario, l'argomento è un mezzo tabù. Molti imam, soprattutto quelli fai da te sostengono che i loro fedeli sono amalgamati solo dall'arabo. In realtà i più radicali, come i balcanici, predicano nella lingua dell'ex repubblica jugoslava d'origine, anche se sono ospiti in centri islamici da noi. Solo pochi religiosi hanno cominciato a predicare nella nostra lingua. Nella cosiddetta legge «anti moschee» della Regione Lombardia non si è osato imporre l'italiano nei luoghi di culto, come fanno gli azeri. Però il Consiglio dei ministri ha deciso di impugnarla lo stesso bollandola come anticostituzionale. Secondo Palazzo Chigi «alcune disposizioni al fine di regolamentare la realizzazione di luoghi di culto e di attrezzature religiose nel territorio regionale, impongono una serie di stringenti obblighi e requisiti che incidono sull'esercizio in concreto del diritto inviolabile della libertà religiosa». Il governo sostiene che la legge viola la Costituzione anche con le previste telecamere nelle moschee collegate alla Questura. Tutto il centrodestra compreso Ncd, che esprime il ministro dell'Interno, contesta il governo accusando la «solita sinistra buonista». La Lombardia si riserva di opporsi allo Stato attraverso l'Avvocatura regionale. E Roberto Maroni: «L'impugnativa non sospende l'applicazione della legge. Certamente noi andiamo avanti».

In Azerbaijan è permesso leggere solo il Corano in arabo e fonti di Baku fanno presente che «l'uso della lingua locale nelle prediche in moschea è un importante strumento per la sicurezza contro il dilagare della radicalizzazione e dell'estremismo». Nonostante la maggioranza della popolazione sia sciita i rapporti con l'Iran sono tesi, anche per le infiltrazioni religiose. La minoranza sunnita è stata in parte manipolata dai salafiti legati al Dagestan e alla Cecenia. Nel 2013 il governo ha introdotto un giro di vite sulla letteratura religiosa. Il paese è infiltrato da missionari islamici ma per introdurre testi, audio o video che riguardano Allah è necessaria un'autorizzazione governativa. Il lungo conflitto che cova sotto le ceneri con la cristiana Armenia per il fazzoletto di terra del Nagorno Karabakh è alimentato dal nazionalismo patriottico di ambo le parti piuttosto che dall'aspetto religioso. Il divieto all'uso dell'arabo durante le prediche è difeso dal ministro del multiculturalismo, Kemal Abdulla. Lo scorso dicembre l'intellettuale spiegava sul sito del Giornale , che «bisogna parlare nella lingua locale, nella lingua in cui si viene compresi. Questa proposta è stata fatta legge da un Paese islamico.

Imporre le prediche in lingua azera non limita i diritti dei musulmani».

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