Cronache

Perizia psichiatrica per il killer che sente le «voci»

Pochi giorni fa ha tentato di strangolare una donna. Primo interrogatorio in carcere

Perizia psichiatrica per il killer che sente le «voci»

Roma «Sentivo delle voci, nella testa. Mi dicevano: uccidi, uccidi! Mi costringevano a farlo, anche contro la mia volontà». Salvatore Amato ha ripetuto la sua storia ieri mattina, di fronte al pm Eugenio Rubolino che nel carcere San Domenico di Cassino lo ha sottoposto al primo interrogatorio.Il 46enne di Aprilia è accusato di tentato omicidio, dopo l'aggressione di pochi giorni fa ad una donna ricoverata come lui nel reparto psichiatrico dell'ospedale. Le ha stretto le mani al collo e stava per strangolarla quando sono accorsi gli infermieri, attirati dalle urla e lo hanno fermato.

La malata di 68 anni stava per fare la stessa fine della giovane fidanzata, Stefania Gusella, che nel '98 Amato uccise dopo una lite, passando poi sul corpo più volte con la sua auto. E sempre così, secondo la confessione fatta la scorsa settimana proprio in ospedale, l'uomo avrebbe assassinato ad ottobre un clochard polacco sulle rive del Tevere. Il sostituto procuratore Rubolino, dopo l'interrogatorio, ha chiesto l'incidente probatorio con una perizia psichiatrica che dovrà accertare se Amato è capace d'intendere e di volere ed è pericoloso per gli altri, come sembra evidente. Eppure l'uomo era libero. Condannato a 26 anni ne aveva scontati solo 6 in carcere e altri 10 in uno dei centri psichiatrici regionali che hanno sostituito i manicomi criminali.

Poi è stato affidato ad una comunità terapeutica di Roccasecca per malati mentali, in libertà vigilata. Una misura non detentiva, che gli permetteva di muoversi come voleva e infatti ha potuto, secondo la sua confessione, uccidere una seconda volta. Gli accertamenti sono ancora in corso, ma il corpo di uno senzatetto straniero è stato effettivamente ripescato dal fiume, solo che si era pensato a una morte per annegamento.L'ultimo episodio, che per un soffio non è finito in tragedia, riaccende i riflettori sulla chiusura dei manicomi criminali, ufficialmente conclusa un anno fa. Dei 700 detenuti che erano internati, 450 dovevano essere destinati alle nuove Rems (ma sembra che non tutte le regioni siano attrezzate adeguatamente), mentre per gli altri era prevista la dimissione e l'inserimento in percorsi terapeutici personalizzati. Come per Amato, che così si è ritrovato libero di uccidere o di tentare di farlo, di diventare serial killer.

Dopo la perizia, però, dovrebbe passare dal carcere ad una delle strutture restrittive regionali.

Commenti