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Perquisizioni e accuse I giudici a gamba tesa sulla corsa della Le Pen

Monta il caso dei finanziamenti illeciti al Front Incriminato uno dei collaboratori della leader

Perquisizioni e accuse I giudici a gamba tesa sulla corsa della Le Pen

L'assalto è iniziato. A due mesi esatti dalle presidenziali francesi, che vedono favorita Marine Le Pen al primo turno del 23 aprile, la giustizia scartabella ogni possibile carta che possa nuocere al Front National, al punto da far gridare al «complotto» la sua leader dopo l'ennesimo procedimento.

L'ultima trovata riguarda l'esperto di comunicazione Frédéric Chatillon, indagato nell'inchiesta (non così nuova) sui finanziamenti della campagna elettorale 2014 e 2015. Ex leader del sindacato studentesco di estrema destra, il Gud, è stato l'anima della campagna di normalizzazione del Front National. Quell'operazione seduzione riuscita al punto da far cambiare idea a molti francesi: vedevano nel partito fondato da papà Jean-Marie una minaccia per la Repubblica. Ex «haters» che in parte oggi votano Fn. Alle amministrative, alle regionali. Ora anche alle presidenziali. «Uso improprio di beni aziendali», l'accusa mossa contro Chatillon dal tribunale il 15 febbraio scorso. Notizia rivelata ieri da Le Monde, a cui arrivano sempre più fascicoli che riguardano i lepenisti.

La procura sospetta che, attraverso la propria azienda, e mediante il movimento satellite del partito, Jeanne, il mago della comunicazione abbia favorito un finanziamento al FN, a cui la maggior parte delle banche francesi non concede prestiti. Chatillon guida la Riwal e attraverso la società avrebbe procurato benefici economici al FN. Come? Secondo Libération, che ricostruisce la vicenda, si è trattato in prima battuta di fatture gonfiate attraverso la produzione di kit della campagna elettorale del 2012 per ottenere rimborsi non dovuti delle spese elettorali. La truffa ai danni dello Stato ipotizzata era venuta fuori già nell'aprile scorso. Si era arrivati a parlare di finanziamento illecito. Allora Marine bollò l'affaire come «attacco politico». Ma in una campagna presidenziale in cui il Front ha ricevuto due perquisizioni in un mese nella sede di Nanterre, seguite dal fermo di due stretti collaboratori, Le Pen sfida la magistratura: non mi recherò in nessuna stazione di polizia o tribunale per fare dichiarazioni sulle inchieste in corso, ha fatto sapere venerdì, almeno per tutta la campagna presidenziale e per le elezioni «politiche» previste 11 e 18 giugno.

Ha ignorato la richiesta di comparizione dopo il fermo del suo capo di gabinetto Catherine Griset (formalmente indagata) e l'interrogatorio del bodyguard, coinvolti nell'inchiesta sugli impieghi fittizi al Parlamento europeo (che ha chiesto a Marine di restituire 340 mila euro di rimborsi, trattenendoli dal suo stipendio di parlamentare).

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