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Petrolio, interrogata la Boschi. Il procuratore: "Era necessario"

I pm di Potenza un'ora e mezzo dal ministro per i Rapporti col Parlamento per chiarire il suo ruolo nell'emendamento sotto accusa. Nei prossimi giorni tocca al sottosegretario Vicari

Petrolio, interrogata la Boschi. Il procuratore: "Era necessario"

È durato un'ora e mezza il faccia a faccia tra i magistrati di Potenza e il ministro Maria Elena Boschi, che ha «ospitato» l'incontro nei locali del dipartimento per i Rapporti con il Parlamento, in largo Chigi. Ma tolti i tempi tecnici, il ministro ha risposto alle domande per una ventina di minuti in tutto. L'annunciata audizione, insomma, si è consumata prima del previsto. Ad accelerare, a quanto filtra dall'entourage del ministro, sarebbe stata proprio la Boschi, invitando i pm a stringere i tempi della trasferta romana per verbalizzare la sua versione sull'emendamento.Una versione che potrebbe però contrastare con le poche parole dette dal procuratore capo di Potenza, Luigi Gay, dopo l'interrogatorio. A un cronista che chiedeva se fosse «importante» aver messo nero su bianco le dichiarazioni del ministro, come persona informata dei fatti, il capo delle toghe del capoluogo lucano ha replicato tagliando corto: «Era necessario».

Necessario sentire il ministro, non Renzi, snobbato dai pm potentini nonostante la sua autoconvocazione in tv. Mentre nei prossimi giorni potrebbe essere sentita Simona Vicari, sottosegretaria al Mise. Nemmeno la difesa del premier, che si è assunto la responsabilità di quella norma, ha distratto le toghe dal loro obiettivo.Troppo importante per gli inquirenti il ruolo della Boschi che, come ministro per i Rapporti con il Parlamento, ha una competenza diretta e specifica sugli emendamenti governativi. E quello che sbloccava il trasferimento a Taranto del greggio estratto in Basilicata, non ha fatto eccezione, come conferma peraltro l'intercettazione in cui la Guidi rassicura il fidanzato Gianluca Gemelli di avere l'appoggio di «Maria Elena» per infilare la norma, espunta in extremis dallo sblocca Italia, nella legge di Stabilità. Che le compagnie petrolifere puntassero sull'emendamento è evidente. Anche dopo l'approvazione, il dirigente Total Giuseppe Cobianchi, parlando con Gemelli, ribadisce il concetto: «Certamente Taranto è per noi è fondamentale ecco. Senza Taranto il progetto resta un po' monco».E c'è da credere che Gay e i pm Laura Triassi e Francesco Basentini, ieri, volessero chiarire con la Boschi proprio il perché dell'appoggio a quella norma, e l'eventuale ruolo dell'ex ministro Guidi nell'averla convinta. Tanto più che agli atti dell'inchiesta, come rivelato dal Fatto Quotidiano, vi sarebbero i frenetici contatti via email tra le società petrolifere e il capo di gabinetto della Boschi, dai quali emergerebbe il certosino lavoro di cesellatura del testo e le insistenze sull'inserimento nella norma della possibilità per il governo, in caso di ostruzionismo delle regioni interessate (in questo caso la Puglia), di scavalcare gli enti locali e sbloccare l'impasse.La Boschi ha risposto alle domande ma, come i pm, non ha elargito indizi per ricostruire se l'interrogatorio «necessario» sia stato, alla fine, anche utile.

Lasciando l'ufficio il ministro per i Rapporti con il Parlamento ha concesso a cronisti e telecamere solo smaglianti sorrisi, prima di sparire dietro i vetri scuri dell'auto blu, che l'ha aspettata per mezz'ora buona con il motore acceso. Ma lo spreco di carburante, qui, sembra più figlio della smania di levare le tende che un maldestro «inchino» alle lobby del petrolio.Più loquace della Boschi, invece, il presidente dem della Commissione ambiente della Camera, Ermete Realacci, passato davanti alla sede del dipartimento della collega. L'emendamento «incriminato», ricorda il parlamentare, «prevedeva per tutti gli impianti di stoccaggio e trasporto di idrocarburi poteri sostitutivi da parte del Governo, permettendo di dire che erano di interesse strategico per il Paese».

E da presidente di commissione, conclude Realacci, «ho ritenuto quell'emendamento eccessivo».

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