Politica

«Più sicurezza e infrastrutture Così il Kenya investe sui turisti»

Treni ad altà velocità e il 15% del budget speso per sorvegliare le strade Najib Balala: «Sul terrorismo trattateci come Parigi: tutti sono a rischio»

Gaia CesareNon solo spiagge di sabbia bianca, fra le più belle al mondo. Non solo vita notturna intensa, tanto da aver fatto degli italiani i turisti più numerosi dopo americani e inglesi. Il Kenya galoppa, quarta economia al mondo per crescita, con un Pil che supera da anni il 5% e potrebbe arrivare a +6.8% nel 2016 (previsioni del Fondo monetario internazionale). La classe media si allarga e il Paese si candida a diventare motore della crescita globale. «Merito anche delle infrastrutture che stiamo potenziando ormai da anni - spiega il ministro del Turismo Najib Balala, in visita in Italia - Entro il 2017 il porto di Mombasa e la capitale Nairobi saranno collegate in quattro ore e mezza da treni ad alta velocità. Una risorsa per l'economia e per i turisti».Il turismo è la seconda industria del Paese dopo l'agricoltura. Come intendete calamitare nuovi ospiti?«Intanto con un terminal che a Nairobi estenderà la propria capacità da 6 a 9 milioni di passeggeri. Poi con contratti vantaggiosi con le compagnie aeree. Ne abbiamo appena siglato uno con Meridiana. E ancora con l'abolizione delle tasse sui visti dei ragazzi under 15».Resta il problema del terrorismo. Che è una delle principali preoccupazioni dei turisti oggi.«Su questo è giusto che si faccia piena chiarezza. Intanto cominciando col dire che i turisti in Kenya non sono mai stati obiettivo dei terroristi. Ma l'altro dato inequivocabile è che il governo ha investito il 15% del proprio budget in sicurezza».Cosa vuole dire questo per la tranquillità dei visitatori?«Significa diecimila poliziotti in più, cioè strade pattugliate notte e giorno anche contro la piccola criminalità. Praticamente un poliziotto ogni 400 abitanti».Il vostro principale problema è Al Shabaab, il gruppo di jihadisti attivo in Somalia. Lo combattete sul campo con Amison, la missione dell'Unione africana in Somalia. In quale altro modo?«In Somalia siamo presenti con un contingente di circa quattromila uomini. In patria abbiamo avviato un piano di de-radicalizzazione, di coinvolgimento delle comunità, per prevenire».Boots on the ground. In Libia consiglierebbe di fare lo stesso?«È molto rischioso ma noi in Somalia stiamo vincendo. Per sconfiggere il terrorismo in casa, invece, pensiamo che la crescita economica sia la migliore arma. Se c'è lavoro sarà molto più improbabile che qualcuno si faccia comprare per compiere attentati. Poi però chiediamo che non si usino due pesi e due misure».Vi sentite discriminati?«Due settimane dopo l'attentato del 13 novembre a Parigi sono arrivati i capi di Stato e governo di tutto il mondo per la conferenza sul clima. E tutti a dire, giustamente: la vita continua, il terrorismo non può fermarci. Con noi e altri Paesi africani invece...».Cosa c'è di diverso con Parigi?«Succede che scattano subito i travel warning. I ministeri dei Paesi occidentali diffondo comunicati preoccupanti per chi viaggia. Nessuno dopo gli attentati di Parigi avrebbe mai detto: non andate. E d'altra parte non c'è un solo posto al mondo oggi che non sia a rischio terrorismo. Smettere di viaggiare vuol dire uccidere due volte il Paese che è vittima di eventuali attacchi. Esattamente quello che vogliono i jihadisti».Si può dunque visitare il Kenya senza esitazioni?«Sì, certo. Siamo il motore dell'Africa. Non a caso il Papa è stato qui tre mesi fa e prima di lui il presidente Obama. Ma noi confidiamo su nuovi turisti, soprattutto italiani».Molti hanno deciso di comprare casa in Kenya. Come va il mercato immobiliare?«È un boom, in continua espansione perché i prezzi sono davvero vantaggiosi». Cosa conquista gli italiani?«Gli americani vanno matti per i Safari. E anche gli italiani adorano il nostro clima, la natura incontaminata.

Ma voi siete i più fortunati, perché senza fuso orario e con sette ore di volo arrivate potete cambiare vita senza sentirvi troppo lontani da casa».

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