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Più tasse ma il debito sale E l'Ocse: stangare la casa

Il paradosso dei nostri conti: nonostante crescano le entrate per l'Erario non cala il buco di bilancio

Più tasse ma il debito sale E l'Ocse: stangare la casa

La classe politica italiana potrebbe scrivere un trattato: come tassare oltre il limite i cittadini e mandare in fallimento uno stato. Senza scomodare la caduta dell'impero romano, lo scenario che si propone ogni volta che si tirano le somme su conti pubblici e fisco, è sempre lo stesso ed è catastrofico. Aumentano le entrate, quindi le tasse, ma anche il debito sale. Ieri Bankitalia ha diffuso i conti sul 2016. L'anno scorso il debito pubblico è aumentato di 46 miliardi di euro, arrivando a quota 2.217,7 miliardi. Non solo l'aumento delle disponibilità liquide del Tesoro (soldi che lo stato accantona approfittando dei tassi bassi). Il fabbisogno della pubblica amministrazione è lievitato di 42,5 miliardi. Non è un caso che l'Europa ci bacchetti e chieda impegni per ridurlo. Meno scontato che la soluzione - o meglio una delle soluzioni che il governo vorrebbe evitare ma non è detto che ce la faccia - consiste nell'aumentare le accise. Ricetta facile e immediata. Che non risolve il problema.

Già da qualche anno, infatti, insieme al debito pubblico aumentano le entrate. L'anno scorso quelle tributarie di 5,1 miliardi, mentre le altre sono cresciute di 3,4 miliardi per un totale di incassi di bilancio di 502,36 miliardi di euro. Non sono necessariamente aumenti delle tasse. Dentro le entrate c'è il recupero dell'evasione, che è stato (giustamente) rivendicato recentemente dal ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. Ma la sostanza non cambia. Le uscite dello Stato non sono compensate dalle entrate. Si possono aumentare imposte, tasse e accise, recuperate tutta l'evasione che si vuole, ma il saldo sarà sempre in rosso.

Impossibile tagliare la spesa pubblica. Licenziati tutti i commissari alla spending review disponibili, nessuno mette in conto di ridurla. Nella manovra allo studio del ministero dell'Economia ci saranno dei tagli «semilineari» che colpiranno soprattutto i fornitori dello Stato. I servizi non migliorano.

In questo scenario il peggiore dei consigli è arrivato dall'Ocse che nell'Economic survey dedicato all'Italia e presentato ieri dal direttore generale Anguel Gurria e dal ministro dell'Economia Padoan, chiede di rimettere tutte le tasse sulla casa, «reintrodurre le tasse sulle prime case» per detassare la produzione. Già fatto. Soluzione che «sfiora il ridicolo», commenta Confedilizia. Perché il risultato della stangata fiscale dei precedenti governi ha affossato l'immobiliare e le costruzioni. Una indicazione che incoraggia il vecchio vizio italiano. Rinunciare ai tagli della spesa pubblica e ridurre il debito.

Anche perché c'è un conto inevitabile, che si autoalimenta e che, con tutta probabilità, dal prossimo anno accelererà la sua corsa. È la spesa per interessi sul debito, tenuta a bada dalla Banca centrale europea, nella speranza nel frattempo i paesi come il nostro facessero le riforme. Così non è stato e presto arriverà il conto da pagare. Il calcolo lo ha fatto ieri la stessa Ocse. Con un ritorno dei tassi di interesse ai livelli pre-crisi, al 4,4%, l'Italia rischia di vedere il debito crescere fino al 140% del Pil entro il 2030.

Rimettere le tasse sulle prime case non farà invertire la tendenza.

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