Politica

Il piano anti Ong del Viminale Un decreto «anti ancoraggio»

Sarà basato sulla convenzione di Montego Bay

Chiara Giannini

Roma Sulla questione migranti il Viminale fa sul serio, tanto che il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ha dato mandato affinché si studi una soluzione concreta che impedisca alle navi Ong di fare ciò che ha fatto di recente la Sea Watch 3, ovvero entrare in acque nazionali, ancorarsi e attendere di sbarcare i clandestini. Il decreto amministrativo, attualmente all'esame, verrebbe attuato in accordo con il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti.

La convenzione Onu di Montego Bay sui diritti della navigazione, agli articoli 17, 18 e 19 spiega chiaramente che qualsiasi nave, anche straniera, può transitare dalle acque nazionali, in virtù del diritto di passaggio inoffensivo, ovvero nella navigazione nel mare territoriale allo scopo di «attraversarlo senza entrare nelle acque interne né fare scalo in una rada o installazione portuale situata al di fuori delle acque interne». Il passaggio deve essere rapido e l'ancoraggio è consentito solo se sussistono condizioni di forza maggiore o emergenza o ancora se finalizzato a creare soccorso a persone o mezzi. In caso contrario, la nave dovrà essere scortata fuori dalle acque nazionali dai mezzi della Guardia costiera o di qualsiasi altro corpo militare o di polizia preposto a questo scopo. Il passaggio, come spiegato nella convenzione, è inoffensivo fintanto che «non arreca pregiudizio alla pace, al buon ordine e alla sicurezza dello Stato costiero».

Condizioni che sussistono quando l'imbarcazione è impiegata in «attività di minaccia o impiego della forza contro la sovranità, l'integrità nazionale, l'integrità territoriale o l'indipendenza politica dello Stato». Ma anche in caso di propaganda diretta «a pregiudicare la difesa o la sicurezza dello Stato costiero», oltre ovviamente a casi di violazione delle leggi «e dei regolamenti doganali, fiscali sanitari o di immigrazione vigenti in quel territorio».

Insomma, Sea Watch 3 avrebbe violato più di uno dei divieti della Convenzione. Per questo costituirebbe un pericolo per l'Italia, così come altre Ong, che con il loro comportamento metterebbero a rischio la sicurezza e la stabilità nazionale. Ciò a cui si punta è incorporare queste norme in un decreto amministrativo attuato tra ministero dell'Interno e quello delle Infrastrutture. Qualora si arrivasse a concretizzare la cosa, le Organizzazioni non governative che dovessero trasgredire potrebbero essere soggette alle sanzioni penali previste dalla legge. L'articolo 650 del codice penale, tra tutti, punisce proprio chi non rispetta gli obblighi di ancoraggio in acque nazionali.

Nessun altro clandestino dei 202 arrivati dal primo gennaio di quest'anno a oggi ha usato altri mezzi.

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