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Il piano di Berlusconi: un tavolo permanente per riunire i moderati

Il leader ai suoi: "Con la Lega fronte comune per rinsaldare le alleanze nel centrodestra". Apertura anche a Fratelli d'Italia

Il piano di Berlusconi: un tavolo permanente per riunire i moderati

Berlusconi raduna i big di Forza Italia a Villa Certosa in Sardegna e detta la linea. Riforme, partito e rapporti con la Lega nel menu offerto ai suoi ospiti: Mariarosaria Rossi, Giovanni Toti, Deborah Bergamini e i capigruppo di Camera e Senato, Renato Brunetta e Paolo Romani. È soprattutto sui rapporti con il Carroccio che si sofferma il Cavaliere: «Con la Lega si deve andare d'accordo e sono certo che non ci saranno problemi». In vista, però, non ci sarà il tradizionale faccia a faccia tra leader perché, dice l'ex premier, «con la Lega bisogna al più presto aprire un tavolo permanente per far fronte comune sulle prossime battaglie parlamentari e per rinsaldare l'alleanza di tutto il centrodestra». Il tavolo dev'essere aperto a tutte le forze di opposizione, compresa Fratelli d'Italia della Meloni. Il tavolo sarà aperto presto e Berlusconi chiede che «ne facciano parte anche i capigruppo»: un summit allargato per affrontare anche le questioni relative alle candidature alle prossime amministrative. Si giura che a Villa Certosa non se n'è parlato proprio perché «sarebbe scorretto fare un balzo in avanti senza aver prima consultato gli alleati».

Si cerca un asse di ferro con Salvini anche se su alcuni punti il Cavaliere manifesta il proprio fastidio. Primo: l'opposizione va bene ma i toni degli azzurri sono più moderati di quelli salviniani. Infatti Forza Italia risponderà picche all'invito di Salvini di bloccare il Paese per alcuni giorni in novembre per chiedere le dimissioni di Renzi. Secondo: all'ex premier non piace che la Lega metta in dubbio la linea degli azzurri: «La smettano di dire che tentenniamo. Siamo convintamente all'opposizione e chi non era d'accordo se n'è già andato». Infatti, al leader del Carroccio, risponde Deborah Bergamini: «Forza Italia ha una sola voce, una sola linea politica ed è quella del presidente Berlusconi. Nessuno in Fi vuole sostenere Renzi». E pure il senatore Marco Marin ribadisce il concetto: «Siamo alternativi alla sinistra senza se e senza ma». Non solo: «Sono certo che nel prossimo confronto parlamentare sulle riforme costituzionali e sulla legge elettorale parleremo con una voce sola e chiara, per essere trainanti e determinanti in quel centrodestra che si pone l'obiettivo di tornare alla guida dell'Italia».

Già, una voce sola e chiara. Si vedrà a breve, alla ripresa dei lavori parlamentari quando in Senato entrerà nel vivo la partita sulle riforme costituzionali. Pare che Denis Verdini, in queste ore, abbia intensificato la sua campagna acquisti via sms per convincere alcuni senatori azzurri a votare a favore del nuovo Senato renziano. Ma, per adesso, sembra abbia ricevuto tanti «niet» come risposta. Berlusconi, tuttavia, è convinto che, anche se per il rotto della cuffia, Renzi avrà i numeri a palazzo Madama per far passare la sua riforma. Ma è già pronta la controffensiva: denunciare che il premier sta cambiando la Costituzione non solo a colpi di maggioranza ma per di più con una truppa raccogliticcia composta da transfughi. Un'operazione cinica e trasformistica, insomma.

E poco importa che alcuni membri del governo abbiano recapitato il seguente messaggio agli azzurri: voi non ci fate la guerra in sede di referendum confermativo e noi saremo disposti a rivedere alcuni punti dell'Italicum. Per ora la risposta di Berlusconi è «no». Non si fida più. Le condizioni sono chiare: Senato elettivo, premio alla coalizione, modifica al titolo V. Altrimenti Renzi faccia da solo.

E andrà a sbattere.

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